Il 2025 potrebbe essere l’anno dei referendum. Oltre a quelli della Cgil contro il Jobs Act e per il lavoro dignitoso e a quello sull’autonomia differenziata, depositato il 5 luglio scorso, gli italiani potrebbero recarsi alle urne anche per esprimersi sulla rappresentanza. Il comitato referendario Io voglio scegliere, composto dall’ex ministra Elisabetta Trenta, dall’ex parlamentare Giorgio Benvenuto, da Sergio Bagnasco, dal giurista Enzo Palumbo e Raffaele Bonanni, già segretario generale Cisl, ha depositato il 23 aprile scorso in Cassazione 5 quesiti per abrogare alcune parti del Rosatellum.

In particolare il voto congiunto obbligatorio che consente di eleggere direttamente i candidati nei collegi uninominali che, quindi, non sarebbero più imposti dalle segreterie di partito; la soglia di sbarramento; il vantaggio dei partiti già presenti in parlamento che non devono raccogliere le firme per le liste; le pluricandidature. La raccolta delle firme per questi quesiti, ispirati alle battaglie dell’avvocato Felice Besostri che aveva combattuto il Porcellum, è già partita. Rimane, come negli altri casi, l’incognita del raggiungimento delle 500 mila firme necessarie entro settembre. Intanto, per quanto riguarda l’autonomia differenziata, la Campania ha fatto da apripista al percorso referendario delle cinque Regioni guidate dal centro sinistra. Il Consiglio regionale campano ieri ha approvato, con il concorso del Movimento 5 Stelle (fuori giunta) e persino di un consigliere di Azione che a livello nazionale boccia l’operazione, la richiesta di indizione, sul cui testo dovrebbero convergere anche Emilia-Romagna, Sardegna, Puglia e Toscana.

Mentre per il governo rimane l’incognita Forza Italia. Il segretario Tajani si sta destreggiando tra il suo ruolo di vicepremier e la perplessità dei suoi sul ddl Calderoli. Perplessità che diventano opposizioni manifeste, come nel caso della Calabria. Il governatore Roberto Occhiuto, intervenendo ieri al consiglio nazionale del suo partito, è stato meno ambiguo rispetto alle settimane precedenti. «Il mio auspicio – ha detto Occhiuto – è che FI non voti, in Consiglio dei ministri e in Parlamento, alcuna intesa con singole regioni se prima non saranno interamente finanziati i Lep e se non ci sarà la certezza che determinate intese non possano produrre danni al Sud».

Occhiuto avrebbe anche manifestato insofferenza per «modi e tempi» dell’approvazione della legge sulle autonomie e incalzato il suo partito a mettere al centro «il superamento delle differenze territoriali, archiviando definitivamente la spesa storica a favore dei fabbisogni standard». La mossa di Tajani di creare un osservatorio potrebbe rivelarsi inutile a placare parte del partito.