Nel febbraio 1994 il poeta e critico marxista Franco Fortini pubblicò, nella sua ultima raccolta poetica Composita solvantur (Fortini morirà nel novembre dello stesso anno), Sette canzonette del Golfo. Fortini fu tra i pochissimi intellettuali italiani ad avere la tragica consapevolezza di quanto stava accadendo, così scrivendo in una nota al testo: “Le Canzonette del Golfo sono del 1991. In quell’anno, oggi fatta quasi dimenticare, una operazione di ‘polizia’ tra il Golfo Persico e Bagdad ammazzò centinaia di migliaia di persone, aprendo nuova èra nelle relazioni internazionali.” Di fronte all’orrore dell’Armada occidentale, il poeta sceglie la “distanza” del registro ironico, tra Metastasio e Manzoni, come in questi distici in doppio senario a rima baciata, ago doloroso contro l’ipocrisia dominante.

Lontano, Lontano

Lontano lontano si fanno la guerra.

Il sangue degli altri si sparge per terra.

Io questa mattina mi sono ferito

a un gambo di rosa, pungendomi un dito.

Succhiando quel dito, pensavo alla guerra.

Oh povera gente, che triste è la terra!

Non posso giovare, non posso parlare,

non posso partire per cielo o per mare.

E se anche potessi, o genti indifese,

ho l’arabo nullo! Ho scarso l’inglese!

Potrei sotto il capo dei corpi riversi

posare un mio fitto volume di versi?

Non credo. Cessiamo la mesta ironia.

Mettiamo una maglia, che il sole va via.

Franco Fortini