Le accuse di Trump, lanciate nella solita raffica di tweet prima dell’alba, implicano la non meglio precisata intercettazione «dei miei telefoni» da parte di Obama nei giorni precedenti al voto di novembre.

Come di consueto Trump non adduce alcuna prova e la «rivelazione» sembra ripresa da siti della destra complottista come Drudge report e Breitbart su cui la teoria era circolata il giorno prima, un dato che conferma le fonti di informazione predilette dal presente e l’influenza diretta che ha su di lui il direttorio ideologico Alt-right presieduto dal consigliere (già direttore proprio di Breitbart News) Steve Bannon.

LA DINAMICA HA RICALCATO quella del giorno prima quando Trump aveva ripreso dal noto sito complottista Infowars foto che ritraevano incontri dei leader democratici Chuck Schumer e Nancy Pelosi con politici russi e preteso, per par condicio, indagini sul loro conto.

«Maccartismo!» è stata invece l’accusa rivolta a Obama dal presidente la cui carriera politica è nata sotto la stella di Roy Cohn, amico di famiglia dei Trump e lui effettivamente braccio destro di Joe McCarthy. Co-architetto delle cacce alle streghe anticomuniste degli anni ’50 e mentore newyorchese del giovane Donald, Cohn gli ha presumibilmente trasmesso importanti lezioni sulle accuse infondate.

QUESTE ULTIME LANCIATE da Trump sono un probabile tentativo di depistare e distogliere attenzione da Russiagate. Lo scandalo sui rapporti della campagna Trump con elementi legati al governo Putin si è riacceso con le rivelazioni su conto dell’attorney general Jeff Sessions e ancora peggio la conferma di una modifica “filorussa” del programma voluta in extremis da Trump durante la convention repubblicana (era presente una delegazione russa): l’omissione dell’assistenza militare all’Ucraina.

DOPO IL DISCORSO DI TRUMP al congresso, ritenuto da molti «più presidenziale del previsto», gli ultimi tweet segnano il ritorno del presidente irascibile e complottista, apparentemente ai limiti dell’equilibrio mentale, dedito ai litigi notturni su internet.

In altre parole il Trump che procura sudori freddi ai repubblicani “tradizionalisti” che contano su di lui per avanzare un programma reaganiano, radicalmente liberista, e antilibertario. A ogni eccentrico tweet invece si allontana la facciata di presentabilità, ammantata di eccezionalismo patriottico, necessaria per realizzare il loro programma di decostruzione del welfare.

L’ULTIMA SERIE DI TWEET si conclude con un attacco al “rivale” Arnold Schwarzenegger per gli ascolti «patetici» ottenuti come presentatore di The Apprentice, il reality che Trump tuttora produce. Presi insieme hanno contribuito all’immagine di un presidente imprevedibile, umorale e lunatico – più soggetto alle influenze dell’ala estremista che dai quadri repubblicani.

Un’amministrazione comunque su doppio binario: l’ultraliberismo economico (pur con riflessi protezinisti) e l’estremismo etno-nazionalista. Al primo corrispondono i decreti filoindustriali varati per autorizzare la costruzione dei controversi oleodotti e la radicale deregulation ambientale.

Assieme al mastodontico riarmo di un esercito già più ipertrofico di quelli dei sette paesi successivi messi assieme, le misure hanno contribuito all’impennarsi di una borsa festante.

MA GLI EFFETTI PIÙ TANGIBILI e perniciosi del trumpismo sono per ora legati alla politica sull’immigrazionee contro i profughi. Il fallimento temporaneo del muslim ban non ha impedito l’istaurazione di fatto di un nuovo arcigno regime alle frontiere.

Si moltiplicano le notizie di abusi e interrogatori alle dogane dove sono sospesi i diritti costituzionali (nella moltitudine di fermata e interrogati per ore ci sono artisti, studiosi di prestigio e perfino il figlio di Muhammad Ali). E poi ci sono le deportazioni sommarie, frutto di un progetto eugenico del gabinetto ombra di Steve Bannon.

La strumentalizzazione della xenofobia per attuare una «de-ispanificazione», per purgare la crescita demografica dei latinos che favorisce i democratci.

MENTRE IN MESSICO atterrano voli che riportano in patria più di 500 clandestini al giorno, l’ultima proposta di pulizia etnica riguarda la separazione di genitori deportati al confine dai figli dati in affidamento ai servizi sociali americani.