Reddito minimo di 1.050 al mese per i disoccupati cronici, supertassa del 75% per i milionari e innalzamento a 12 euro all’ora del salario-base.

Tre cardini della «rivoluzione della giustizia sociale» di Katja Kipping, giovane leader della Linke (il grande «partito comunista» dell’occidente) e astro nascente della sinistra europea.

Due righe, in cento pagine di programma costruito per battere le politiche di Merkel&Schäuble alle urne federali del 24 settembre e provare, sul serio, a costruire l’alternativa con Verdi e Spd. Partendo dalla parola d’ordine non più tabù: «Non dobbiamo ridurci al ruolo di opposizione».

Si è chiuso così domenica scorsa il quinto «congresso» della Linke ad Hannover, che ha celebrato il decennale dalla fondazione e votato la piattaforma elettorale per il prossimo mandato al Bundestag. Redistribuzione, equità, welfare; «prima i bambini, gli indigenti, i disoccupati» insieme ad «atti chiari e concreti» come i 130 euro al mese in più ai pensionati. Valgono più dell’orizzonte delle alleanze politiche, via obbligata verso il governo rosso-rosso-verde, che nonostante i proclami rimane lontano.

Difficile far collimare i punti-chiave del programma Linke con la linea Spd anche nel nuovo «formato Schulz»: dalla patrimoniale al ruolo della Germania nella Nato fino alla rottamazione del «modello» Hartz IV – i sussidi sociali dell’epoca Schröder, 409 euro al mese – o dei mini-job che gonfiano i dati sull’occupazione.

Eppure Kipping è pronta comunque a gettare il «ponte» con Verdi e Spd.

«Sarebbe sbagliato pensare che stiamo progettando una “campagna di governo” vecchio-stile: il nostro obiettivo è solo porre le condizioni per il cambiamento». Vale in Germania come nell’«Europa sociale, ecologica e pacifica» da costruire insieme a socialisti e ambientalisti, sempre che si riescano a sciogliere i nodi che strozzano il filo del dialogo.

«Appoggiate, come la Cdu, la politica militare dell’Ue o vi schierate per la pace? Siete per la polizia europea o state dalla parte dei rifugiati?» sono i quesiti che Kipping da Hannover ha girato all’ala riformista dell’Spd e ai realisti che ora guidano i Verdi. Entrambi reduci dalla pesante sconfitta alle recenti elezioni in Nordreno-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania, dove invece la Linke ha raddoppiato i voti mancando di un soffio la soglia di sbarramento al Parlamento.

Tuttavia prima della rete degli alleati esterni a Kipping resta da ricomporre il gomitolo politico interno alla Linke. Tutt’altro che monolitica, si articola in una mezza dozzina di correnti più o meno resistenti alla sua «svolta»: da Sinistra anticapitalista a Piattaforma comunista fino al Forum del socialismo democratico. Anime diverse da conciliare e soprattutto ancora da convincere come è emerso dal congresso: «La coalizione rosso-rosso-verde rappresenta un’illusione» taglia corto Ellen Brombacher mentre spiccano i dubbi sulla gestione degli immigrati con l’Spd del ministro delle finanze del Brandeburgo Christian Görke.

Tasselli da inserire nel puzzle che comprende anche la tessera di Sahra Wagenknecht, refrattaria all’asse con i socialisti, e quelle del co-segretario Bernd Riexinger e del vice Dietmar Bartsch.

Ma la «linea-Kipping» viaggia su binari relativamente solidi; la leader può contare sulla benedizione del fondatore Gregor Gysi che ha acceso ufficialmente l’opzione di governo con Verdi e Spd («È l’unica via se vogliamo una politica alternativa») quanto sull’appoggio della galassia di soggetti politici della sinistra europea, tra cui Si di Nicola Fratoianni da poco incontrato a Berlino nella cornice del summit Diem25.

Classe 1978, cresciuta a Dresda, sposata con una figlia; nel curriculum di Kipping spicca il master in slavistica, gli studi «americani» e un anno di volontariato vicino a San Pietroburgo. Iscritta alla Pds dal 1998, si è formata prima come consigliera comunale e poi da deputata al parlamento della Sassonia. Nel 2003 diventa la numero due del Pds, cinque anni più tardi è tra gli artefici della fondazione della Linke che la nomina vice-presidente. Al Bundestag dal 2005; nel 2012 con il 67% dei voti è stata eletta leader del partito.