«L’Algeria riprenderà la sua indipendenza», «Il popolo vuole la sua indipendenza», ha cantato ieri la rabbia algerina per le strade di Algeri. Rabbia che non si placa nemmeno nel giorno in cui il Paese commemora l’inizio della guerra che ha portato all’indipendenza dalla Francia, dopo 132 anni di dominio coloniale.

Migliaia i manifestanti riuniti ieri nella capitale per una massiccia manifestazione antigovernativa nel 37esimo venerdì consecutivo di proteste. Secondo testimoni, la polizia è stata dispiegata in forze, bloccando i manifestanti su un viale vicino alla Grande Poste e facendo diversi arresti al mattino. La metropolitana di Algeri è stata chiusa e tutti i treni per la capitale sono stati cancellati, nell’estremo tentativo di contenere il numero dei protestanti.

Una manifestante algerina (Foto: Afp)

 

«Quanto sta accadendo riguarda tutti. Chiama a raccolta il popolo algerino, che deve marciare e prendere d’assalto la capitale a milioni, da tutte le province, fino a quando tutti i delinquenti saranno abbattuti», si legge in un volantino diffuso dai manifestanti.

Nonostante la feroce opposizione degli attivisti che chiedono riforme radicali prima di qualsiasi voto, le elezioni presidenziali sono previste per il 12 dicembre. Mercoledì scorso, il capo dell’esercito generale Ahmed Gaid Salah, che ha spinto per andare a votare entro la fine del 2019, ha dichiarato che le elezioni hanno avuto il «pieno sostegno» del popolo algerino, nonostante lo slogan «no vote» che risuona ogni settimana alle proteste.

A gettare benzina sul fuoco le osservazioni del presidente ad interim Abdelkader Bensalah, che ha assicurato a Vladimir Putin che le dimensioni delle proteste sono state «esagerate».