10° Giorno dall’inizio del processo di impeachment in Senato

In vista di una deposizione di John Bolton uno degli avvocati di Trump, Alan Dershowitz, ha presentato la nuova linea di difesa, sostenendo che un presidente non può essere rimosso dall’incarico per azioni volte a migliorare le prospettive di rielezione, se ritiene che la sua rielezione sia nell’interesse nazionale.

La nuova linea di difesa del Gop

Se fino ad ora i repubblicani hanno sempre negato la proposta di do ut des, uno scambio di favori tra Ucraina e Usa, ora con lo spauracchio di una testimonianza di Bolton il Gop sta cambiando strategia. “Ogni funzionario pubblico che conosco crede che la sua elezione sia nell’interesse pubblico – ha dichiarato Dershowitz- Per lo più a ragione”.

Come a dire che se Trump avesse trattenuto i fondi per gli aiuti militari all’Ucraina per costruire una Trump Tower a Kiev sarebbe stato uno scambio di favori personali, ma per essere rieletto invece no. È per salvare il paese. Dopo questa affermazione in aula alcuni senatori, anche repubblicani, si sono guardati increduli, evidentemente colti di sorpresa. In effetti il salto logico è lungo e carpiato.

Le domande dei senatori

Ieri e oggi sono i giorni in cui i senatori possono porre le domande ad accusa e difesa. Il tono è sempre molto di parte. Fino ad ora i contenuti sono stati incentrati su la definizione di ostruzione, il significato di privilegio esecutivo, la storia degli aiuti alla sicurezza in Ucraina, Hunter Biden e il whistleblower la cui denuncia ha ha fatto aprire l’inchiesta di impeachment.

La strategia di McConnell: il “trattamento”

La vera azione sembra svolgersi al di fuori della camera del Senato, dove i repubblicani stanno lavorando senza tregua per mettere insieme e mantenere i voti contrari alla convocazione di nuovi testimoni. Mitch McConnell, il leader della maggioranza rep al Senato, così come altri suoi colleghi di partito, hanno dichiarato di stare guadagnando terreno, e di potere essere in grado di mettere insieme i 51 voti di cui hanno bisogno per impedire nuove testimonianze, tra cui quella di Bolton.

“Abbiamo sempre saputo che sarebbe stata una battaglia dura quella per i testimoni e i documenti – ha riconosciuto il senatore Chuck Schumer, leader della minoranza democratica al Senato – Tanto il presidente quanto Mitch McConnell stanno esercitato delle forti pressioni”. Quello che sta facendo McConnel è sottoporre i repubblicani riottosi al cosiddetto “trattamento”, vale a dite un’opera di persuasione capillare e martellante, una tecnica usata con successo durante l’elezione del giudice della Corte Suprema Brett Kavanaugh.

Nei suoi incontri personali con i colleghi McConnell spiega che votare per la convocazione di nuovoi testimoni sarebbe contro il loro interesse personale, rovinerebbe il partito e costituirebbe un precedente pericoloso.
La senatrice Susan Collins, una di quelli che potrebbe votare con i democratici, ieri è rimasta a colloquio nell’ufficio di McConnell per cinque ore. Oltre all’azione capillare di McConnell sono state messe in campo molte piccole mosse strategiche, tutti i membri del partito parlano tra loro ed escogitano punti di discussione comuni, in uno sforzo sia coordinato che organico.

La strategia di Trump: Twitter

Trump, invece, si sta concentrando su Bolton, usando una strategia diversa e personalissima, quella di insultarlo e bullizzarlo su Twitter. Non è di certo la prima vita che Trump usa il podio social per esercitare pressioni sui suoi oppositori, o su chiunque ritenga possa danneggiarlo. L’ha fatto con molti ex collaboratori, con il suo ex avvocato, con l’ex ambasciatore Usa in Ucraina, e ora lo sta facendo con John Bolton.

“Perché John Bolton non si è lamentato di questa ‘assurdità’ molto tempo fa, quando è stato licenziato pubblicamente. Non ha detto niente di importante. NIENTE!”

“Un tizio che non poteva ottenere l’approvazione come ambasciatore alle Nazioni Unite anni fa, non poteva ottenere l’approvazione per nulla da allora e che ‘mi ha implorato’ per un lavoro non approvato dal Senato, che gli ho dato nonostante molti dicessero: ‘Non lo faccia, signore’, accetta il lavoro, sbagliando dice ‘Modello libanese in TV’ e fa molti altri errori di giudizio, viene licenziato perché francamente, se lo avessi ascoltato, saremmo già nella sesta guerra mondiale, se ne va e IMMEDIATAMENTE scrive un libro cattivo e falso. Con tutta la sicurezza nazionale protetta. Chi lo farebbe?”.