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L’impiccione 53/. Il processo spettacolo

L’impiccione 53/. Il processo spettacolo

Trump sta mettendo a punto il suo team per far fronte all’impeachment, fra questi la star del foro, l’avvocato Alan Dershowitz, e l’ex consigliere indipendente Ken Starr, che 30 anni fa […]

Pubblicato più di 4 anni fa

Trump sta mettendo a punto il suo team per far fronte all’impeachment, fra questi la star del foro, l’avvocato Alan Dershowitz, e l’ex consigliere indipendente Ken Starr, che 30 anni fa condusse l’impeachment contro Clinton

IL TEAM DI TRUMP

Il gruppo sarà guidato da Pat Cipollone, consigliere della Casa Bianca, e Jay Sekulow, uno degli avvocati personali di Trump. Questo è comprensibile. Ma Ken Starr? “Una voce che arriva dal passato”, fa notare in modo un filo più colorito Monica Lewinsky.

Per farsi difendere Trump ha scelto nomi familiari agli spettatori della TV via cavo, ma la decisione di reclutare un nome legato all’impeachment di Clinton ha comunque sorpreso gli osservatori politici. Starr e Trump non sono personaggi affini. Uno è un consulente famoso per rigore e serietà, Trump è una personalità da reality. Ed è proprio questo l’elemento chiave.

In Starr, Trump scorge un’occasione televisiva, già lo vede perorare il suo caso in una diretta TV commentata su Fox News. L’aspetto televisivo mediatico gioca un grosso ruolo nella decisione del presidente Usa, il quale vuole che le persone che dovranno combattere per lui siano e vengano percepite come aggressive, vincenti e che quindi sappiano esibirsi bene in un contesto televisivo.

IL PROCESSO SPETTACOLO

Secondo la commentatrice politica del New York Times Maggie Haberman, a decidere la formazione della squadra di difesa di Trump sono Sekulow e Cipollone, i quali si stanno occupando di tutti i dettagli, come l’entrata in scena dei vari difensori che si succederanno, ma lo fanno restando in contatto continuo con Trump.

Il tono totale del processo potrebbe venir dettato dalla personalità di Trump, che inizialmente sembrava orientato verso un processo spettacolarizzato, idea alla quale si era opposto il leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, da sempre favorevole a un processo rapido e il più indolore possibile.

Nel frattempo Trump non sta aspettando di essere assolto per dimostrare che nessuno può impedirgli di fare ciò che vuole. Nessuna Costituzione, Camera democratica, codice di comportamento presidenziale, nozione comune di buon senso o precedente legale lo possono arginare. In parte è spavalderia: Trump sta inviando un messaggio di sfida, rifiutandosi di dare, a quella che considera una messa sotto accusa “bufala”, il rispetto che merita, ma Trump sta anche comunicando ai suoi nemici come apparirà la sua presidenza quando avrà l’assoluzione del Senato.

In questo modo Trump sta verificando i limiti del suo potere.

LA SFIDA DI TRUMP

La sfida di Trump ai tentativi di esaminare e frenare la sua condotta e il concetto di autorità presidenziale, che percepisce pressoché infinita, comprende le guerre di potere a Washington e azioni burrascose all’estero. Dopo la resa dei conti con l’Iran che ha fatto quasi scoppiare una nuova guerra in Medio Oriente, Trump sta ancora sfidando le richieste del Congresso di avere ulteriori informazioni sulla logica che ha portato all’uccisione del massimo generale di Teheran.

Il rifiuto della Casa Bianca di informare regolarmente i giornalisti è un altro affronto alla normale trasparenza. Il modo in cui Trump agisce in tempi di impeachment non è solo il sintomo di una personalità ribelle. Trump ha piegato la presidenza alle sue esigenze e ha rifiutato di obbedire ai suoi codici comportamentali modellati nel corso di due secoli e mezzo.

Quello che stiamo vedendo è ciò che, coerentemente, si è visto ieri sera in un discorso ad Austin, Texas. Trump ha ridicolizzato il suo impeachment a fronte dei progressi economici raggiunti sotto la sua amministrazione. “E cosa ne ricavo? Ditemelo. Mi danno i’impeachment! Questo è quello che ne ricavo con questi pazzi di sinistra radicale”.

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