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L’Impiccione/22. La carica dei testimoni

L’Impiccione/22. La carica dei testimoni

6º GIORNO DAL VOTO DELLA CAMERA SULLA RICHIESTA DI IMPEACHMENT Anche ieri sono state rilasciate le trascrizioni delle deposizioni di due importanti testimoni dell’inchiesta: il tenente colonnello Alexander Vindman, massimo […]

Pubblicato quasi 5 anni fa

6º GIORNO DAL VOTO DELLA CAMERA SULLA RICHIESTA DI IMPEACHMENT

Anche ieri sono state rilasciate le trascrizioni delle deposizioni di due importanti testimoni dell’inchiesta: il tenente colonnello Alexander Vindman, massimo esperto sull’Ucraina del Consiglio di sicurezza, e Fiona Hill, ex consigliera del presidente Trump per la Russia e l’Europa. E il contenuto non ha riservato sorprese.

 

LE TESTIMONIANZE SI CONFERMANO TRA LORO

Anche nel caso dei testimoni di ieri, come per quelli dei giorni precedenti, i racconti sono simili: Rudy Giuliani in Ucraina non era l’avvocato personale di Trump ma una specie di ministro degli esteri ombra, con tanto di suo personale entourage di collaboratori, tra l’esasperazione e la preoccupazione di tutti diplomatici di carriera.

Da parte della Casa Bianca c’è stata una richiesta di scambio di favori con l’Ucraina e la somma destinata agli aiuti militari a loro destinata è stata trattenuta in attesa che Kiev annunciasse un’investigazione su i Biden.

A trattenere la somma era stato Mick Mulvaney, capo dello staff della Casa Bianca che ricopre quel ruolo ad interim da quasi un anno.

I DISCORSI DI TRUMP DAVANTI L’ELICOTTERO

Mentre le trascrizioni venivano rese pubbliche, in una di quelle conferenze stampa gridate a ruota libera prima di salire sull’elicottero, Donald Trump ha detto ai giornalisti che gli piacerebbe che Mulvaney testimoniasse alla Camera, ma non vuole che lo faccia per non legittimare l’indagine. Ha anche aggiunto che i Repubblicani stanno “prendendo a calci nel sedere” i Democratici, e che lui conosce a malapena l’ambasciatore Usa in Ue, Gordon Sondland, parte della corte di Giuliani in Ucraina, la cui testimonianza non si è discostata da quella di tutti gli altri.

Sondland, vale la pena ricordarlo, ha donato un milione di dollari per la cerimonia di insediamento di Trump alla Casa Bianca, e ha ricevuto come compenso l’incarico di ambasciatore Usa in Ue, nonostante la totale inesperienza in campo diplomatico.

Trump ha concluso l’incontro con la stampa dicendo che potrebbe andare in Russia per presenziare a una parata militare a cui lo ha invitato il presidente Vladimir Putin, ma che purtroppo le elezioni del 2020 potrebbero essere di ostacolo.

 

Viene naturale a questo punto delle indagini chiedersi dove si stia andando.

LO SCENARIO DELL’IMPEACHMENT PER I REPUBBLICANI

Allo stato attuale dei fatti è molto probabile che l’impeachment si areni al Senato. Dalle file dei Repubblicani non si vede l’ombra di defezione, e per rimuovere il presidente è necessaria una maggioranza di due terzi, vale a dire che 20 senatori del Gop dovrebbero allontanarsi dalla linea del partito, unirsi ai Democratici e votare contro il loro presidente.

E pure ci sono obiettivamente tutte le ragioni per compiere un atto simile, le prove delle illegalità e incostituzionalità degli atti di Trump sono evidenti; al momento, però, manca un sostegno popolare che arrivi dalla base repubblicana, e non solo da quella democratica.

Bisogna solo vedere se, quando le audizioni diventeranno pubbliche, e la narrazione di questa indagine sull’impeachment da indiretta, tramite trascrizioni, diventerà diretta e televisiva, qualcosa cambierà per la base repubblicana e come questo influenzerà i suoi senatori.

Per ora le sirene del potere di Trump hanno incantato il Gop, anche se è evidente che chiunque entri nell’orbita di Trump, dove sono richieste lealtà assoluta e sottomissione pubblica, ne esca con la reputazione intatta e maggiore autorevolezza.

LO SCENARIO DELL’IMPEACHMENT PER I DEMOCRATICI

Per i Democratici significa giocarsi il tutto per tutto. Di fronte all’enormità di un ricatto a un Paese estero per ottenere aiuti politici, non era possibile guardare altrove e aspettate il voto del 2020, senza perdere il consenso della base.

Un voto del Senato contrario all’impeachment sarebbe di certo una vittoria per Trump, ma in questi Usa così polarizzati questa vittoria non sposterebbe voti democratici; non aprire per niente le indagini, invece, li avrebbe alienati.

Se poi le audizioni pubbliche che cominceranno mercoledì 13 novembre dovessero invece smuovere la coriacea base di Trump, allora il quadro cambierebbe.

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