Il Governo di accordo nazionale (Gna) insieme ai miliziani Scudo di Misurata (nella foto LaPresse) che hanno deciso di sostenere il premier in pectore, Fayez al-Serraj, hanno annunciato di aver liberato Abu Grein dallo Stato islamico.

È la prima fase dell’operazione al-Bunyan al-Marsoos (Struttura solida), condotta dal generale, Mohammed al-Ghasri, che fin qui avrebbe sottratto ai jihadisti dell’Isis le località di Abu Grein, Zamzam, al-Gaddahiya, Abu Najeim e al-Wishka. Abu Grein, ultima ad essere stata liberata, è a 130 km da Sirte ed è di grande importanza strategica per l’obiettivo più rilevante del comando unificato di al-Serraj: la liberazione di Sirte, la roccaforte di Isis in Libia da settimane nelle mani dei jihadisti.

Secondo alcuni testimoni, in seguito agli attacchi la folla ha tentato di entrare dentro una banca, un uomo della sicurezza ha iniziato a sparare in aria per disperdere i civili uccidendo almeno tre persone.
I miliziani di Misurata starebbero continuando la loro avanzata verso Sirte e si sarebbero fermati al checkpoint di Khamseen, 50 chilometri da Sirte, grazie alla copertura aerea garantita dal comando unitario di Tripoli.

Secondo il cartello Fajr (Alba), si conterebbero 32 soldati morti. Le vittime sono state causate dall’esplosione di un’autobomba che i jihadisti di Isis avrebbero piazzato nel villaggio di Bouairat el-Hassun, 60 chilometri da Sirte, in fuga da Abu Grein.

La liberazione di Sirte è anche l’obiettivo dei militari che sostengono il generale Khalifa Haftar. L’auto-proclamatosi capo delle Forze armate di Tobruk ha giurato che mai darà il suo assenso al Gna, evento che potrebbe segnare la sua fine politica.

Haftar può contare sul sostegno incondizionato del Cairo e sull’asse di ferro con il presidente francese, François Hollande. Da fonti civili e militari della città di al-Jufra, milizie affiliate con Khalifa Haftar sarebbero riuscite a controllare 14 terminal petroliferi tra Marada e Zillah.

Il comandante delle bigrate Tagreft di al-Jufra, Abdelrahman Bashir, ha aggiunto che Haftar sta usando i giacimenti di petrolio come base per le sue forze che includono combattenti sudanesi e pro-Gheddafi.
Questa notizia è stata diffusa sui social media in cui si vedono dei leak di alcune mail in cui Haftar confermerebbe l’intenzione di utilizzare i giacimenti come basi militari.

Il sindaco di Bengasi, Omar al-Berasi, ha aggiunto che un gruppo di miliziani armati ha colpito i palazzi della municipalità prendendo alcuni impiegati come ostaggi. Al-Berasi non ha accennato a quale gruppo è da attribuire l’assalto. I miliziani di Ansar al-Sharia hanno controllato per mesi gli edifici pubblici urbani e la zona del porto. La città di Bengasi è per metà distrutta. Mentre i miliziani qaedisti e di Ansar al-Sharia hanno conquistato anche il centro urbano di Derna sottraendolo a Isis.

Infine, la Nato sta discutendo in queste ore se estendere il suo impegno in Libia in seguito all’espansione dello Stato islamico e per sostenere il Gna. La riunione è arrivata a pochi giorni dalla conferenza di Vienna in cui il Segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, hanno assicurato che l’embargo sulle armi per il Gna di al-Serraj verrà in parte rimosso. Questo passo è stato interpretato come una volontà di armare il premier in pectore scongiurando invece l’ipotesi che fino a qualche mese fa era sul tavolo di un attacco internazionale o di una missione di peace-enforcement.

I paesi Nato discutono anche dell’eventualità di procedere con il programma di addestramento dei militari libici, colpire i contrabbandieri di armi che infestano il paese e fermare i flussi migratori.

Su quest’ultimo punto l’operazione Eunavfor Med è apparsa insufficiente per contenere i flussi di migranti che continuano ad arrivare da Egitto e Libia. Queste rotte sono state riattivate anche con lo scopo di riaccreditare Haftar e al-Sisi come unici interlocutori credibili per la stabilità della regione. Già nelle prossime settimane Italia, Francia e Gran Bretagna potrebbero inviare soldati per riaprire le rispettive rappresentanze diplomatiche. Mentre Londra è in prima fila nell’addestramento delle forze libiche.