«Per salvare vite sarebbe stato necessario sgomberare l’hotel due giorni prima della tragedia. L’evacuazione sarebbe dovuta avvenire già dal primo pomeriggio del 16 quando sia i bollettini meteorologici sia quello emesso dal Meteomont avevano confermato lo scenario di precipitazioni nevose intense e di possibile attività valanghiva». È una delle conclusioni a cui giungono i tre periti – Bernardino Chiaia, Igor Chiambretti e Barbara Frigo – della Procura di Pescara riguardo al dramma del resort di Rigopiano, dove il 18 gennaio scorso sono morti, intrappolati sotto ghiaccio e macerie, in 29. Erano clienti e personale dell’albergo.

La valanga – spiegano i consulenti – avrebbe comunque distrutto l’hotel, ma «la sospensione temporanea dell’attività e la tempestiva evacuazione delle persone» avrebbe permesso di salvarli «ben prima che i quantitativi di neve al suolo rendessero ingestibile la percorribilità della strada provinciale», unica via di uscita. «Il danno all’edificio era non evitabile, anche se era costruito secondo buoni criteri, ma le pressioni di impatto sono state tali che avrebbero distrutto anche un bunker in cemento armato».

La slavina che si è abbattuta sul complesso turistico ha interessato un’area di circa 38.509 metri quadri cui corrispondono un volume di manto nevoso pari a 77.019 metri cubi e una massa di circa 19.255 tonnellate. L’hotel – spiegano inoltre i periti – era stato eretto «in un bacino valanghivo soggetto a fenomeni di magnitudo anche elevata con tempi di ritorno estremamente variabili (indicativamente da 3 a 12 anni per gli eventi di media magnitudo e da 36 a 72 anni per gli eventi di magnitudo estrema)».

L’analisi sostanzialmente conferma quanto emerso dalle verifiche svolte dal Forum Acqua Abruzzo, che aveva per primo denunciato come l’hotel fosse stato realizzato su detriti di precedenti valanghe. Nelle valli limitrofe – evidenzia la perizia – esistono «numerose tracce penetranti (corridoi di deforestazione di colore grigio chiaro) causate, in passato, dallo scorrimento di valanghe nella fascia occupata dalle faggete».

Poi c’è la questione delle concessioni edilizie. Il permesso di costruire il centro benessere del Rigopiano, dato dopo una variante al Piano regolatore, «non poteva essere rilasciato poiché la costruzione era in contrasto con il Piano regionale paesistico in vigore. Ciò nonostante, il tecnico comunale ha definito l’intervento regolare e anche i vari enti interpellati nulla hanno eccepito in merito».«L’evento del 18 gennaio – affermano infine i periti – può essere considerato relativamente eccezionale per la sua entità e magnitudo ma certamente e oggettivamente prevedibile».