Ha avuto un forte impatto in tutti gli Stati Uniti la decisione di Trump di sospendere il programma Daca, Deferred Action for Childhood Arrivals, il piano di tutele per i Dreamers (giovani clandestini portati negli Stati uniti da bambini) e lui prova a proteggersi dando al Congresso sei mesi di tempo per trovare una soluzione.

Reazioni di protesta sono arrivate dai governatori, non solo democratici come il newyorchese Andrew Cuomo e il californiano Jerry Brown, ma anche repubblicani.

Chi si è più esposto tra i governatori Gop è stato dall’Ohio l’ex candidato presidenziale John Kasich, che già aveva espresso sostegno per un percorso di status giuridico per gli immigrati senza documenti. Dalla trasmissione televisiva Cbs This Morning, ha invitato i Dreamers ad andare in Ohio, offrendo la sua protezione.

«I Dreamers non hanno scelto di venire qui, ma qui hanno dato il meglio. Dovremmo accoglierli. L’Ohio li accoglie», ha ripetuto su Twitter, usando termini non dissimili da quelli usati, poche ore prima, dall’ex presidente Obama.

Circondato da una folla di migliaia di persone accorse a manifestare il proprio sostegno ai Dreamers, Eric Schneiderman, procuratore generale di New York, ha pronunciato un discorso veemente condannando senza mezzi termini la decisione di Trump, concludendo con un «ci vediamo in tribunale», rivolto al presidente, parafrasando le parole di the Donald indirizzate ai movimenti che si battono contro il MuslimBan.

Le manifestazioni non si sono tenute solo a New York, ma in città americane grandi e piccole, dove migliaia di persone hanno sfilato contro questo provvedimento che mostra solo un lato crudele e nessuna tutela della legalità.

«Sono arrivata a Brooklyn a 5 anni – dice Maria, ricercatrice alla Columbia University – L’America è tutto ciò che conosco. L’università dove lavoro ha detto pubblicamente che ci difenderanno e così il governatore, il sindaco di New York, tutte queste persone in piazza con i cartelli, ma non basta a tranquillizzarmi. Questa amministrazione non ha un cuore».

L’amministrazione Trump sta mostrando di non avere neppure cervello, stando a quanto affermano gli amministratori delegati delle principali aziende americane, che vedono in questo nuovo corso contro i Dreamers un’enorme perdita finanziaria.

«I Dreamers sono impiegati praticamente in ogni settore e il più delle volte sono tra i migliori nel loro campo – spiega Erika, sociologa, anche lei in piazza a New York – Sono il riscatto sociale di una famiglia che ha investito tutto su di loro e che non vogliono deludere, molto più motivati dei loro coetanei nati negli Stati uniti con un’estrazione sociale simile. Perdere questa fetta di popolazione è perdere i migliori di noi».

La pensa nello stesso modo il presidente e rappresentante legale di Microsoft, Brad Smith, che ha affermato pubblicamente che i Dreamers impiegati nella ditta che dirige non verranno licenziati se dovessero perdere il loro status legale, ma verranno protetti fino al punto che «se i federali verranno a cercarli qui dovranno passare letteralmente su di me e su tutti noi».

Ad alzare la voce sono arrivate anche associazioni come la Anne Frank Foundation che non ha usato mezzi termini nel paragonare la cancellazione del Daca a ciò che è accaduto in Germania con la demonizzazione degli ebrei.

Alzata di scudi anche da parte di tutti i leader religiosi americani, di ogni confessione, dove la voce più alta è stata quella del gesuita James Martin, da sempre oppositore di Trump, che ha anche attaccato chiunque stia politicamente appoggiando questa legge.

«Quando si tratta di matrimonio tra persone dello stesso sesso o di aborto dite che non dovete rispondere alla legge degli uomini ma ad una più alta. Ora che la legge più alta vi porterebbe a difendere i Dreamers, ecco che vi appoggiate alla legge dell’uomo», ha affermato Martin in una serie di tweet.

Tutta questa opposizione ha portato Trump a dichiarare che, se il Congresso in sei mesi non avrà concluso niente, tornerà sui suoi passi.

Un modo per salvarsi la faccia politica con la propria base e, forse, ridare un po’ di umanità a questa amministrazione, affermando che se non riuscirà a cacciare i Dreamers la «colpa» sarà solo del Congresso, guidato dal suo partito, che non lo lascia governare.