Ieri era la Giornata internazionale delle foreste.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), ogni anno tra il 2010 e il 2015 si sono persi 8,8 milioni di ettari di foreste naturali, una superficie totale equivalente alla Svezia.
Negli ultimi anni i governi europei e il Parlamento europeo hanno ripetutamente invitato la Commissione a sviluppare un piano d’azione per fermare la deforestazione globale entro il 2020.
I leader mondiali hanno riconosciuto il ruolo cruciale delle foreste nella mitigazione dei cambiamenti climatici nell’accordo sul clima di Parigi del 2015 e si sono impegnati a fermare la deforestazione entro il 2020.
Nel 2013 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno chiesto alla Commissione di elaborare proposte politiche e considerare lo sviluppo di un piano d’azione su deforestazione e degrado forestale nel contesto del settimo programma d’azione dell’Ue in materia di ambiente.
Nel gennaio 2017, diversi governi europei, tra cui quello italiano, hanno reiterato la loro richiesta di azione nella Dichiarazione di Amsterdam. Il 5 marzo di quest’anno, durante l’ultimo Consiglio Ambiente, cinque paesi dell’Ue hanno invitato la Commissione a «proporre una strategia ambiziosa per combattere la deforestazione importata».
L’Europa ha ignorato la propria responsabilità in materia di deforestazione globale abbastanza a lungo. Eppure l’Ue deve agire rapidamente per garantire che il cibo che mangiamo, l’energia che usiamo e le banche a cui affidiamo i nostri risparmi non distruggano più le foreste, alimentando i cambiamenti climatici e calpestando i diritti delle Popolazioni indigene.
È tempo che la Commissione stabilisca regole e politiche chiare per frenare l’impatto dell’Ue sulle foreste e sostenere gli sforzi globali per fermare la deforestazione.
Greenpeace ha reso noto uno studio trapelato dalla Commissione Europea che mostra le varie opzioni politiche che ci sono per combattere la deforestazione causata da coltivazioni e prodotti animali come carne di manzo, soia e palma da olio.
Lo studio identifica gli elevati consumi di carne nella Ue, la dipendenza europea dai mangimi importati e i controlli inadeguati su finanza e investimenti che sono tra i motori della deforestazione.
Quasi il 40 per cento della terra usata per soddisfare i nostri consumi si trova fuori dal nostro continente.
L’Europa è chiaramente parte del problema, ora attendiamo che renda note le proprie scelte e ci dica come intende essere parte della soluzione.