La nuova legislazione farmaceutica europea che sta per essere approvata non prevede la creazione di una struttura di ricerca pubblica dedicata allo sviluppo di farmaci e vaccini senza brevetto. La proposta era stata avanzata dal Forum Disuguaglianze Diversità ed elaborata dall’economista Massimo Florio dell’università di Milano. Florio è uno studioso stimato a livello internazionale nel campo della valutazione della ricerca pubblica. Ad esempio, il Cern di Ginevra si affida a lui quando si tratta di stimare le ricadute economiche di un acceleratore di particelle. Grazie ai suoi studi si è scoperto che Lhc – il laboratorio dove è stato scoperto il bosone di Higgs – si è ampiamente ripagato l’investimento grazie al trasferimento tecnologico e alla diffusione delle competenze verso le aziende e i cittadini. Senza brevettare nulla.

Nonostante partisse dal basso di un think tank italiano di sinistra, la proposta di creare un «Cern della salute» era ben strutturata. In più arrivava al momento giusto: la pandemia ha mostrato la subalternità europea nella produzione di vaccini, ma anche l’imprescindibile ruolo del denaro pubblico nello sviluppo di un farmaco, di cui tuttavia solo il privato incassa i profitti.

Così, Florio e il Forum guidato dall’ex-ministro Fabrizio Barca avevano ottenuto ascolto dal Parlamento europeo, che li ha invitati ufficialmente a dettagliare la proposta agli onorevoli. La proposta di creare una «infrastruttura pubblica europea per farmaci e vaccini» era stata accolta nelle raccomandazioni del «Rapporto sulle lezioni della pandemia» con cui il Strasburgo nel 2023 ha invitato Stati membri e Commissione a dotarsi di un sistema di prevenzione di nuove catastrofi sanitarie. La struttura potrebbe lavorare a nuovi principi attivi per fronteggiare il grave problema dell’antibioticoresistenza, sviluppare vaccini pubblici in vista di nuove emergenze sanitarie, studiare le malattie trascurate dalle aziende per mancanza di profitti.

Alle farmaceutiche il progetto non era piaciuto perché dimostrerebbe che la salute può fare a meno dei brevetti. I loro lobbisti si sono scatenati, riuscendo prima a far espungere i documenti favorevoli alla proposta di Florio dai materiali preparatori della commissione, e ora a convincere i deputati a depennare la proposta dalla nuova legislazione farmaceutica europea che andrà in aula in aprile. La bozza uscita dalla commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare dopo un lungo negoziato non prevede l’infrastruttura. «La salute come bene comune fondamentale per cittadine e cittadini europei non può restare solo uno slogan, che sentiamo ripetere un po’ da tutti. Deve dotarsi di una strategia e di tecnostrutture pubbliche che sappiano produrre i risultati richiesti» è stato il commento un po’ sconsolato di Barca. Ma il suo Forum non si arrende e continuerà a incalzare i candidati alle prossime europee per sapere chi vorrà portare avanti la proposta.

L’Europa oggi sviluppa supermagneti e reti informatiche di avanguardia al Cern e ha in programma un mega-acceleratore di particelle da cento chilometri di lunghezza e trenta miliardi di euro di investimento. In campo spaziale, l’Agenzia Spaziale Europea manda sonde, satelliti e astronauti in giro per il cosmo grazie a un budget annuo di otto miliardi di euro. Sono grandi imprese di cui è legittimo essere orgogliosi. Eppure non riesce a dotarsi di un sistema pubblico di ricerca e sviluppo nel campo farmaceutico che sottragga alle aziende il governo della salute, scavalchi le barriere brevettuali e dia un’anima all’Unione. Se nascesse un Cern pubblico della salute, diventeremmo tutti un po’ più europeisti.