«Il Patto cancellerà il diritto d’asilo», è preoccupata Sira Rego, eurodeputata spagnola di Izquierda Unida (nel gruppo Gue/Ngl), per la prossima chiusura dell’accordo europeo in tema di immigrazione. Ha seguito da vicino le politiche migratorie durante tutta la legislatura, insieme al resto della Sinistra Ue. Fino a pochi giorni fa era in Italia per incontrare esponenti politici, Ong e organizzazioni internazionali. Obiettivo: vedere da vicino le politiche del governo Meloni.

Prima del vertice di Granada lei si è detta preoccupata per l’influenza che la premier italiana sta avendo sul tema immigrazione a livello Ue.

Il suo timbro si vede moltissimo nel Patto immigrazione e asilo. Significa che la politica migratoria europea è un riflesso dell’agenda dell’estrema destra di Meloni, Orbán, Morawiecki. Le loro posizioni sono completamente accolte in quell’accordo. E questa per l’Europa non è una bella notizia.

Però martedì Polonia e Ungheria hanno votato contro.

Forse perché sembra loro poco esigente, ma i principi che portano avanti – su militarizzazione, esternalizzazione e violazione dei diritti umani – sono parte del testo. Perciò diciamo che il Patto incarna lo spirito dell’estrema destra.

Che succederà al sistema di asilo?

Avere accesso alla domanda di protezione internazionale diventerà praticamente impossibile, a causa di ostacoli burocratici e nuove figure giuridiche. Non serve a nulla avere un diritto se non puoi esercitarlo, se non sono previste garanzie.

Il governo spagnolo, di cui fate parte e che è presidente di turno del Consiglio Ue, ha giocato un ruolo fondamentale affinché il Patto avanzasse.

Sì. È chiaro che c’è una contraddizione. Come Izquierda Unida siamo contrari ad approvare un Patto che viola i diritti umani. Ma partecipiamo a un governo di coalizione formato da partiti diversi e sulle politiche migratorie l’accordo di governo non rispetta i nostri propositi.

Quali misure del Patto contestate?

Tante. Sicuramente le procedure accelerate in frontiera o la finzione del non ingresso nel territorio Ue di chi ha bisogno di chiedere asilo. Così i richiedenti rimarranno in un limbo giuridico e amministrativo. Ci saranno rimpatri veloci senza un’analisi reale della richiesta di protezione. Poi sono pericolosi i concetti di «strumentalizzazione» e «forza maggiore», che permettono di attivare stati di emergenza.

Perché?

Normalmente per una legge che dà la possibilità di sospendere il diritto internazionale andrebbero spiegate in maniera precisa quali sono le condizioni in cui ciò può accadere. Ma stavolta non è così. Il contenuto è troppo generico e lascia spazio a una grande arbitrarietà politica.

Quali sono le proposte alternative della Sinistra europea?

La gestione dell’immigrazione è diventata un affare, con bilanci enormi da parte delle istituzioni Ue. Tutto questo denaro pubblico va a grandi multinazionali e attori statali o parastatali per contenere i flussi, militarizzare ed esternalizzare le frontiere. Noi diciamo che devono andare alle politiche sociali, per realizzare accoglienza efficace e migliorare lo stato sociale. A beneficio di migranti e residenti. Poi servono vie legali e sicure di accesso, come per i quattro milioni di profughi ucraini, e redistribuzione solidale tra i paesi membri.

Nel suo giro in Italia cosa ha visto?

Una società civile molto preoccupata per i diritti umani e pronta a battersi per difenderli. E poi, al contrario, un governo che adotta politiche razziste e inventa emergenze che non esistono.

In Spagna ci sarà un secondo governo Sánchez?

Sì, sono ottimista. Si stanno facendo molti sforzi per arrivare all’accordo. Per noi è fondamentale che sia basato sull’avanzamento dei diritti sociali, lavorativi e umani. Abbiamo avuto un prima legislatura che ha rappresentato un esempio di segno opposto rispetto al resto d’Europa. Meloni ha cancellato il reddito di cittadinanza, noi abbiamo rinforzato pensioni, salario minimo e reddito minimo vitale. È andata bene ma da sinistra diciamo: c’è ancora moltissimo da fare.