Alessandra Maiorino, candidata a Roma per il Senato sia all’uninominale che nel plurinominale, state prendendo consensi a sinistra?
Non è solo un’impressione, è un dato di fatto: stiamo crescendo in generale e molti elettori si stanno rendendo conto del bluff operato dal Pd. Molti vengono dall’area che a noi piace definire progressista, vedo che anche Letta ha rispolverato la parola sinistra per far leva sul sentimento: la politica è anche sentimento ma sappiamo che il segretario del Pd viene dalla Margherita. E si vede, sotto una sottile mano di vernice traspare la sua natura.

È candidata a Roma: pensa che rispetto al rapporto del M5S col Pd prevarrà la linea in vigore a Roma, dove siete fuori dalla maggioranza che sostiene Roberto Gualtieri, o in Regione Lazio, dove siete parte della giunta Zingaretti?
Nel Conte 2 avevamo lavorato bene, con un Pd diverso che si era mostrato sostenitore dei suoi valori. Ma sotto il Pd di Letta e Draghi (deus ex machina di questa mutazione) abbiamo visto che non hanno battuto ciglio su tante cose: azzoppamento del Superbonus, smantellamento del cashback. Ora Letta vuole rispolverare il nostro decreto dignità: sembra essersi accorto che il precariato si sta mangiando le giovani generazioni.

Eppure avevate espresso un ministro come Roberto Cingolani che poi si è rivelato più draghiano di Draghi.
Ci è stato venduto come nostro, poi abbiamo scoperto che non era così e lo abbiamo rinnegato.

Intanto la destra avanza.
Giorgia Meloni a volte mi sembra quasi un’altra persona. Sta cercando di vestire i panni della moderata addirittura verso la comunità Lgbtq, ha detto che si sono già le unioni civili dunque non possono desiderare altro. Quanto alle donne, il pericolo è concretissimo: la destra sta erodendo il diritto all’aborto ovunque. Hanno anche questa proposta macabra di istituire la sepoltura dei feti. A questo proposito, mi viene in mente che il sindaco Gualtieri ha sospeso la trascrizione dei figli delle coppie Lgbtq: non li riconosce più al contrario di quello che faceva da sindaca la nostra Appendino a Torino o che fa Sala a Milano.

È impegnata sui diritti civili.
Faccio notare ancora che Draghi non ha mai parlato di diritti, è un uomo imbevuto di cultura europea eppure non si è mai sbilanciato sui diritti civili. Noi al contrario abbiamo un programma che prevede il congedo paterno al pari di quello materno: sarebbe una misura che solleverebbe le donne dall’essere le uniche a sostenere la cura dei figli per condividerla con il partner. Inoltre prevediamo, e su questo tema abbiamo già un disegno di legge estremamente articolato che ho scritto con il giurista Antonio Rotelli, il matrimonio egalitario con riconoscimento dei figli e l’adozione sia per coppie Lbgtq che per le persone single.

Sui migranti il M5S ha storicamente posizioni ambigue, quando non vicine alla destra.
C’erano sensibilità diverse che con il governo con la Lega si sono manifestate e che abbiamo sofferto. Il M5S di Conte è molto chiaro: rispetto della legalità, diritti di ogni persona, gestione europea del fenomeno. Ma pensi allo Ius Scholae, al quale teniamo molto: la paternità è nostra, lo aveva proposto Giuseppe Brescia. Bisogna riconoscerlo ai ragazzi e ragazze che sono nati in italia e hanno concluso un ciclo di studio di cinque anni.

Se le destre dovessero andare al governo, proverete a fare opposizione insieme al Pd?
Immagino che a quel punto il Pd dovrà fare un chiarimento al proprio interno. È stato Letta a sbattere la porta in faccia a Conte sulla base di una motivazione inconsistente: non si è capito cosa fosse l’agenda Draghi. Tanto più che oggi la campagna elettorale si fa tutta sugli allarmi che avevamo lanciato, dalle bollette alla crisi economica. Ma le nostre richieste hanno causato la fatwa lettiana, siamo stati scacciati dal tempio. Penso che Letta debba scegliere se vuole essere progressista o draghiano, le due cose non stanno insieme. È un equivoco nato dalla confusione tra le competenze della persona e le categorie politiche.