Sarà la conferenza dei capigruppo prevista per domani a decidere la natura dell’intervento in aula di Mario Draghi della mattinata di giovedì prossimo, prima al Senato e poi alla Camera. Si è detto che si tratterà di un’informativa urgente, che consentirebbe una discussione ma non la presentazione di mozioni e dunque la votazione. Ma alcuni premono perché la seduta venga calendarizzata sotto la dicitura «comunicazioni», che invece consentirebbe che i parlamentari possano esprimersi sui documenti presentati dai singoli gruppi. Insiste soprattutto il Movimento 5 Stelle, che considera necessario impedire un escalation militare e non manca di tenere d’occhio i sondaggi che danno la maggioranza degli italiani contrari a ulteriori invii di armamenti all’Ucraina. L’occasione per un voto potrebbe arrivare alla fine del mese, quando il parlamento dovrà esprimersi prima che Draghi partecipi al Consiglio europeo: prima di allora il M5S insisterà sulla necessità che Draghi riceva un mandato politico sulla guerra oltre che su pandemia e crisi economica come da accordi alla nascita del governo.

IERI GIUSEPPE CONTE è intervenuto da remoto al Forum «Verso Sud» promosso a Sorrento dal ministero di Mara Carfagna e lo Studio Ambrosetti (quelli di Cernobbio) al quale hanno partecipato anche Mario Draghi e Sergio Mattarella. Il leader del M5S ha mandato segnali di distensione al presidente del consiglio, si è detto pronto a «sottoscrivere» l’impegno preso prima di lui da Enrico Letta: il governo arriverà «fiino al termine della legislatura». Dal canto suo, il segretario del Partito democratico dice di non temere alcuna votazione del parlamento. «Per quello in cui credo, per la mia formazione e per il mio partito – è la versione fornita da Letta – l’ultima cosa della quale abbiamo paura è quella di andare in parlamento. La nostra è una democrazia parlamentare, che dal parlamento trae energia, linfa e legittimazione. Giovedì ascolteremo il presidente del consiglio, diremo la nostra rispetto a quanto dirà. Se poi ci sarà bisogno di ulteriori passaggi, con ulteriori voti, non ci sottrarremo». Poi ha minimizzato le divergenze con i 5 Stelle, in qualche modo smentendo quelli che sostengono che dentro il suo partito crescano i dubbi sul «campo largo» e ritornino le voci sull’inaffidabilità dei grillini. «Non sono minimamente infastidito, ritengo naturale che siamo in una fase di dibattito e di discussione in cui è naturale che ci siano posizioni diverse, con sfumature diverse o anche posizioni più marcatamente diverse – afferma – È un momento in cui è naturale che si discuta. Sta capitando in tutto il mondo, in tutte le democrazie».

È STATO IL TURNO di Matteo Salvini di creare qualche grattacapo al premier. Dopo che Conte venerdì aveva acconsentito all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, il leader leghista (questa volta in accordo con Giancarlo Giorgetti) ha raffreddato gli animi: «Quello che avvicina la pace va fatto subito, quello che allontana la pace va messo in lista di attesa – dice Salvini – Portare i confini della Nato ai confini con la Russia avvicina la pace? Lascio a voi giudicare». Ma la posizione formale dell’Italia non è all’ordine del giorno. Se ne parlerà almeno in estate, dopo le amministrative e con l’evoluzione dello scenario bellico tutta da considerare. E tuttavia Draghi mercoledì dovrà ricevere a Palazzo Chigi la prima ministra finlandese Sanna Marin facendo i conti con le divisioni della sua maggioranza sull’estensione della Nato.

NEL FRATTEMPO, Luigi Di Maio nega che i 5 Stelle stiano litigando sulla scelta del presidente della rinnovata commissione esteri a Palazzo Madama. Dopo il passo indietro del capogruppo Gianluca Ferrara, si era parlato di un duello interno tra il contiano (ed ex presidente del gruppo al Senato) Ettore Licheri e la componente dell’organismo Simona Nocerino, considerata vicina al ministro degli esteri. «Sosterremo un nome unitario e rappresentativo di tutto il M5S – dice Di Maio – Non ci sono spaccature, divisioni o nomi alternativi, c’è solo la volontà di scegliere il miglior profilo per ricoprire un ruolo molto importante in una fase delicata come quella che stiamo attraversando».