Putin ha «riportato la guerra in Europa» accusa la Ue, con una «vergognosa violazione dell’ordine internazionale». Di fronte all’attacco contro l’integrità dell’Ucraina, i 27, riuniti ieri sera in un Consiglio straordinario, presentano un «pacchetto massiccio» di sanzioni, in coordinamento con Usa, Canada, Gran Bretagna, Giappone, Australia, Norvegia.

Sono le più severe mai prese, una seconda ondata dopo le prime decisioni del 22 febbraio, che erano la tappa iniziale di un intervento «graduato»: adesso si tratta «di limitare drasticamente l’accesso della Russia ai mercati di capitali», ha spiegato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Le nuove misure avranno effetti «moltiplicati» rispetto alle sanzioni dell’inizio della settimana, di limitare l’accesso della Russia alle «tecnologie cruciali», anche militari, infine ci sono sanzioni individuali, che colpiscono al portafoglio l’entourage di Putin, con il gelo degli averi degli oligarchi e la privazione di visti (in discussione nella notte anche il visto per Putin).

Le sanzioni europee, che potranno essere ancora aggravate in reazione al degradarsi della situazione sul terreno – è un modo per lasciare ancora un margine alla diplomazia, ancora ieri sera Macron ha telefonato a Putin – mirano ad effetti immediati (contro gli oligarchi), ma soprattutto nel medio e lungo periodo, l’economia russa «non sarà più come prima»: l’obiettivo è «mettere fine alla crescita economica russa», «aumentare il costo dei prestiti», una crescita dell’inflazione, ci saranno «interferenze» sull’uscita di capitali, «un’erosione progressiva della base industriale» russa.

La Russia pagherà con la limitazione dell’accesso alle nuove tecnologie «cruciali», dalle componenti di alta tecnologia ai software di punta. Eventuali sanzioni potranno essere prese in un secondo tempo anche contro la Bielorussia, che collabora nell’aggressione ed è stata messa esplicitamente in causa ieri, sia dalla Ue che dal G7, mentre il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha lanciato un messaggio a Minsk: «Non seguite Putin».

Il premier britannico Boris Johnson ha annunciato sanzioni contro le banche, l’export di tecnologia (elettronica, telecom, aerospace), “gelo” degli averi di oligarchi e famiglia (nel mirino è finito anche il magnate Roman Abramovich, proprietario fra le altre cose del club calcistico Chelsea), e ha messo al bando Aeroflot.

Discussione tra i 27 sull’esclusione delle banche russe dal sistema Swift, Germania e Italia hanno espresso riserve, perché avrà un effetto boomerang sui creditori della Russia. L’esclusione della Russia dal sistema di interconnessione bancaria Swift è stata chiesta ieri dal ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba e il britannico Boris Johnson preme perché l’occidente l’approvi. Ieri, la Svizzera ha preso un vago impegno a seguire le sanzioni Ue, «neutralità non significa indifferenza», ma senza gelare gli averi individuali. Ogni membro Ue dovrà fare i conti con gli effetti delle sanzioni, diverse tra paesi: l’Irlanda, per esempio, che ospita la sede di 106 società russe, assicura di appoggiare «ogni sanzioni aggiuntiva», ha detto il vice-primo ministro, Leo Varadker, «l’Irlanda è neutrale, ma questo conflitto non lo è».

Il settore dell’energia è per gli europei quello più delicato, vista la forte dipendenza (più del 40% del gas utilizzato nella Ue è russo, ma è al 55% per la Germania). I prezzi sono alle stelle e ancora in salita, mentre i cittadini europei temono l’inflazione. Ci saranno interventi «senza debolezza» in questo settore per il primo ministro belga Alexandre De Croo, Emmanuel Macron ha evocato «sanzioni all’altezza dell’aggressione» anche in questo campo. Il presidente di Total, Patrick Pouyanné, mette in guardia: il gas russo non è sostituibile nell’immediato, anche volendo rimpiazzarlo con rifornimenti di gnl (gas liquido) non ci sono abbastanza terminal. Il vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha avvertito: la Russia risponderà al blocco all’export, i 27 «devono accettarlo». I paesi più colpiti dalle rappresaglie russe chiedono «solidarietà».

Prima del Consiglio europeo, in presenza ieri sera a Bruxelles, c’è stato un G7 video, mentre oggi si riunisce la Nato per l’articolo 4 e c’è un vertice Esteri, per convalidare le decisioni del Consiglio Ue. Il G7 ha condannato l’invasione (Putin che «si è messo dalla parte sbagliata della storia») e ha invitato i membri a varare «sanzioni severe e coordinate». C’è l’impegno a «monitorare» i mercati del petrolio e del gas, per mirare alla «stabilità delle forniture».

In Francia, Emmanuel Macron si è rivolto alla nazione, con estrema gravità ma senza escalation verbale, a differenza di Boris Johnson, che ha definito Putin «un dittatore». Macron ha definito gli avvenimenti «una svolta nella storia d’Europa» che avranno «conseguenze durevoli, profonde nelle nostre vite», ha parlato di sanzioni sia «sul piano militare e economico che nel campo dell’energia».

Sul piano militare, c’è l’invio di rinforzi in Romania in ambito Nato e, forse, un cambiamento di dottrina, con la consegna di armi all’Ucraina. Boris Johnson si è impegnato a nuove consegne. Oggi, Macron riceve all’Eliseo i due ex presidenti, François Hollande e Nicolas Sarkozy (che avevano rispettivamente affrontato la crisi della Crimea nel 2014 e quella della Georgia nel 2008). Il Parlamento europeo, che ieri ha sentito Borrell, discuterà dell’invasione dell’Ucraina il 1° marzo.

Alcuni ex politici europei entrati nelle direzioni di società russe si sono dimessi (l’austriaco Christian Kern, il finlandese Esko Aho e l’italiano Matteo Renzi che ieri ha lasciato il cda di Delimobil, maggiore servizio di car-sharing russo, fondato dall’imprenditore Vincenzo Trani), mentre il francese François Fillon e il tedesco Gerhard Schroeder restano (anche se condannano).