Come un fulmine a ciel sereno il ministro della giustizia Orlando ha emanato un decreto con il quale si aumenta di oltre il 100% le spese di «antenimento carcere» a carico delle persone detenute. Il decreto ha valore retroattivo al mese precedente (dal primo agosto 2015). Da un euro e mezzo (centesimo più, centesimo meno) la quota giornaliera che ogni persona detenuta doveva pagare è stata portata a tre euro e sessantadue centesimi giornalieri.

Per i detenuti che lavorano all’interno del carcere (pulizie, cucine, piccola manutenzione: le attività cosiddette domestiche) alle dipendenze del ministero della giustizia, come per altre attività lavorative remunerate, la trattenuta viene fatta alla fonte, in busta paga. Per quelli che non lavorano s’incaricherà Equitalia, a fine pena, di presentare il conto, avviando spesso inseguimenti esattoriali persecutori per intascare ad ogni costo il …fitto dell’albergo! Tenuto conto che tutte le persone detenute che lavorano in carcere alle dipendenze del ministero della giustizia sono tutti contratti part time di due o tre ore giornaliere, si può facilmente immaginare cosa guadagna al netto un lavorante detenuto! Ovviamente, quando si passa ai dati statistici scodellati dal ministro o dai suoi funzionari della giustizia non è raro sentire dire che in questo o in quel carcere ci sono tot detenuti lavoratori, tacendo accuratamente di dire quante sono le ore lavorative concesse e soprattutto quale è il prezzo orario di tale prestazione lavorativa. Viene taciuto completamente da questi campioni della giustizia che le tabelle orarie sono aggiornate ad oltre trent’anni fa!

A questo proposito, all’udienza tenuta dal capo del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) con tutti i Garanti, alcuni dei quali hanno sollevato la questione dell’aggiornamento delle tabelle orarie del lavoro dei detenuti, il capo del Dap con grande «candore» così argomentava la risposta: «…a noi conviene risarcire i pochi detenuti che a fine pena fanno ricorso, piuttosto che aggiornare le tabelle…

Tanto, i detenuti che fanno ricorso (e tutti lo vincono) sono pochissimi, presi dall’euforia della liberazione vogliono solo mettere distanze tra loro e il carcere, invece l’aggiornamento delle tabelle ci costerebbe molto di più». Non c’è che dire per un funzionario della giustizia. Il ministro della giustizia non può non sapere questo stato di cose, quando ci mette tutta la sua solerzia aumentando di oltre il 100% le spese del «mantenimento carcere» a carico della persona detenuta e dimenticando completamente, invece, il doveroso (e legale) aggiornamento delle tabelle orarie risalenti ad oltre trent’anni fa! Un duplice problema, dunque: di onestà etica e di legalità.

Altro che caporalato! Se tanto ci dà tanto, c’è da credere che anche i diciotto tavoli di lavoro istituiti dal ministro per …riformare l’ordinamento penitenziario, alla fine, partoriranno qualche topolino avvelenato con grande dissipazione di energie e tanta prosopopea propagandistica.

Signor ministro, ma è davvero troppo pretendere un po’ di decoro etico, un po’ di giustizia amministrativa, un po’ di buonsenso politico? O è diventato lecito ogni sorta di abuso sulla pelle delle persone detenute?