Le lamiere del capannone adibito a garage sbattono rumorosamente sul telaio del portone vibrando roche senza sosta. Oleskandr esce da una porta laterale con lo smartphone in mano per cercare campo e quando vede la nostra auto bianca sul ciglio della strada dice «mettetela dentro, se ripassa il drone ve la bombarda di sicuro». Fa un segno a Dmytro, uno spilungone in tuta da meccanico blu con una scritta sbiadita sulla schiena della quale resta solo «ucraino» e un cappello di lana verde tenuto più basso sull’occhio sinistro. Dmytro fatica a togliere il grosso chiodo infilato di traverso nella serratura...