L’immagine «chiara e distinta» dell’antifascismo italiano, «religione civile», «tessuto democratico» e «sfondo culturale comune ed egemone» dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni «si appanna». Lo scrive l’Associazione nazionale partigiani (Anpi) in un comunicato approvato ieri dal comitato nazionale.

«Per la prima volta nella storia repubblicana in parlamento ha vinto una maggioranza a trazione postfascista, con un partito che non nasconde le sue origine dalla cultura e dalle politiche del Movimento sociale italiano», dice l’Anpi, segnalando la «profonda rottura politica» che apre «una fase politica e sociale sconosciuta». Il successo di Giorgia Meloni ha fatto sì che «per la prima volta l’Ue ha un paese fondatore con un governo a maggioranza post fascista.

Questo determinerà un grande rilancio dei sovranismi europei». Secondo l’Anpi «l’esito elettorale consegna il governo dell’Italia a forze sovraniste che hanno manifestato pulsioni razzistiche e anche ammiccamenti con le organizzazioni neofasciste». L’associazione chiede «fin d’ora al futuro governo di onorare pienamente e letteralmente il giuramento costituzionale e di rispettare pienamente e letteralmente i valori della Resistenza che sono alla base della Carta». Ma contemporaneamente indica i rischi sul piano delle riforme costituzionali: «Inquietano le confermate volontà di dar vita a una repubblica presidenziale e all’autonomia differenziata».

Proprio il progetto di autonomia differenziata è in cima ai pensieri della Lega, che per questo nelle trattative per la composizione del governo insiste a chiedere il ministero per gli affari regionali. Ieri il partito ha fatto uscire una nota per dire che «dopo trent’anni di battaglie questa sarà la legislatura che finalmente attuerà quell’autonomia delle regioni che la Costituzione prevede. È nel programma del centrodestra, non costerà nulla anzi farà risparmiare milioni, avvicinerà i cittadini alla politica, taglierà sprechi e burocrazia. E il ministero per le riforme e gli affari regionali sarà protagonista di questa pacifica rivoluzione».

Nel frattempo però Salvini deve fare i conti con lo strappo di Bossi che, eletto deputato, ha benedetto la nascita di un «Comitato per il Nord» nelle parole del senatùr «un passaggio vitale finalizzato esclusivamente a riconquistare gli elettori del nord, visto il risultato del 25 settembre, e per rilanciare la spinta autonomista». Come ha spiegato Gianni Fava, dirigente della vecchia Lega che sfidò Salvini per la segreteria nel 2016, c’è già un appuntamento dei «nordisti» il 16 ottobre a Monza: «Il salvinismo è miseramente naufragato ed è senza prospettive».