Il governo si prepara a mettere mano al decreto sicurezza bis, uno dei cavalli di battaglia di Matteo Salvini. Ad annunciarlo è stato ieri il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese indicando l’inizio del 2020 come data di inizio dei lavori. «Sulla nuova legge sicurezza ci sono state segnalazioni da parte della presidenza della Repubblica, bisogna procedere in questi termini e stiamo lavorando su questo», ha spiegato la titolare del Viminale. Che poi ha aggiunto: «Entro la fine dell’anno o al massimo l’inizio del prossimo riusciremo a portarlo in consiglio dei ministri».

La modifica dei decreti sicurezza fa parte del programma del governo giallorosso ed era una delle condizioni poste dal Pd agli alleati del M5S. Nei giorni scorsi è stato lo stesso Luigi Di Maio a parlarne a patto però, aveva specificato, che si tenga conto solo dei rilievi fatti dal presidente Mattarella in una lettera inviata al parlamento lo scorso mese di agosto. Ed è proprio sulla linea tracciata dal Colle, e niente di più, che il governo intende muoversi. Ad essere riviste saranno le mega multe (fino a un milione di euro) per chi salva i migranti in mare e non rispetta il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. Sanzioni giudicate «sproporzionate» rispetto ai comportamenti contestati. Il presidente aveva poi ricordato i trattai internazionali che prevedono l’obbligo di salvare chiunque si trovi in mare in condizioni di difficoltà.

Altra modifica riguarda la parte del decreto sulle manifestazioni e l’ordine pubblico e in particolare una eccessiva estensione dell’oltraggio a pubblico ufficiale che impedirebbe al giudice di valutare la cosiddetta «lieve entità» che potrebbe portare a un non luogo a procedere. Con la Lega che si è già detta pronta a scendere in piazza se il decreto verrà modificato, c’è da scommettere che il successivo passaggio parlamentare sarà a dir poco tormentato.

Intanto il governo si prepara a intensificare i rimpatri de migranti irregolari aprendo nuovi Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri) aggiungendo così 460 posti a quelli già esistenti (300 dei quali nei prossimi mesi). Ad annunciarlo è stata sempre la titolare del Viminale intervenendo ieri in commissione Schengen. Attualmente, ha spiegato il ministro sono 708 i migranti che si trovano dei sette centri attualmente in funzione (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Torino, Potenza e Trapani). 96 mila sono invece i migranti in accoglienza al 30 ottobre, la maggior parte dei quali (69.827) si trova nei Cas (centri di accoglienza straordinaria).

In calo anche le richieste di asilo. Al 31 ottobre risultano essere state presentate 30.468 domande, il 35% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. 81.162 sono invece le domande esaminate dalla commissioni territoriali del ministero dell’Interno, che hanno riconosciuto la protezione internazionale nel 18% dei casi, di cui l’11% per status di rifugiato e il 7% per protezione sussidiaria. I dinieghi hanno riguardato il 66% delle domande.

Come effetto delle modifiche introdotte dal primo decreto sicurezza, la protezione umanitaria è stata invece riconosciuta all’1% delle posizioni esaminate. In calo, infine, anche gli arrivi che hanno fatto registrare una flessione del 55,2% rispetto al 2018: 9.944 i migranti sbarcati dall’inizio dell’anno. Intanto potrebbe prepararsi un nuovo giro di vite per le ong. Lamorgese ha infatti annunciato che il Viminale sta valutando integrazioni al codice di regolamentazione voluto nel 2017 dall’allora ministro Minniti. Lamorgese ha infine annunciato che quando l’accordo siglato a Malta per la divisione in Europa dei migranti sarà diventato definitivo, le quote per i Paesi che vi avranno aderito diventeranno obbligatorie.