Il percorso che porterà all’alleanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle alle elezioni regionali umbre del 27 ottobre ormai è tracciato. Il tempo però stringe e bisogna limare i dettagli, operazione di non poco conto per due forze politiche che fino a ieri erano nemiche giurate e che ora si vedono costrette a mettersi insieme per paura di Matteo Salvini.

Domenica, sulle pagine della Nazione, Luigi Di Maio ha aperto ufficialmente le danze con una lettera rivolta ai futuri alleati di centrosinistra: «Tutte le forze politiche di buon senso facciano un passo indietro e lascino spazio a una giunta civica, che noi saremo disposti a sostenere esclusivamente con la nostra presenza in consiglio regionale, senza pretese di assessorati o altri incarichi. Ovviamente ci aspettiamo che tutti gli altri facciano lo stesso».

Pd e Leu non vedevano l’ora di una cosa del genere e hanno reagito con entusiasmo forse addirittura eccessivo. Le dichiarazioni affidate alle agenzie di stampa sembrano parole d’amore. «Ci sono tutte le condizioni per un processo nuovo che valorizzi la qualità e metta al centro il lavoro, la sostenibilità e il bene dei cittadini umbri», ha detto il segretario dem Nicola Zingaretti, seguito a ruota dal commissario regionale Walter Verini, secondo cui «Di Maio offre un terreno di confronto con alcuni punti certamente condivisibili e da noi già da tempo acquisiti e altri sui quali confrontarci». Pareri favorevoli sono arrivati anche da Roberto Speranza per Leu e da Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana. Salvini, che dal canto suo ha parlato di «mossa disperata», sembra aver offerto il sigillo definitivo su un matrimonio che s’ha da fare e che alla fine si farà.

Il «passo indietro» evocato domenica da Luigi Di Maio però non era soltanto un modo di dire, e infatti il Movimento Cinque Stelle ha già di fatto messo il veto sul candidato che il Pd ha buttato sul ring ormai diverse settimane fa, il cattolico Andrea Fora. Il sospetto che il suo nome fosse stato sparato da Walter Verini proprio per farlo bruciare sull’altare di un accordo con i 5 Stelle era venuto a molti, e forse è anche per questo che nel Partito democratico nessuno sta facendo troppi drammi per il pollice verso di Di Maio.

Il candidato che metterebbe tutti d’accordo sarebbe l’imprenditore del cachemire Brunello Cucinelli, che però ha già rifiutato le avance del Pd e, più recentemente, come ha ribadito ieri confermando di aver incontrato il «capo politico» pentastellato, anche quelle dei grillini. In molti sono tuttavia ancora convinti che «il capitalista dal volto umano» alla fine cambierà idea e accetterà di guidare la coalizione civica nella battaglia contro la destra di Salvini: si tratta di scegliere i tempi e i modi giusti, ma un nome del genere partirebbe con i favori del pronostico, e questo lo sanno tutti, a destra come a sinistra come tra i grillini.

Nelle ultime ore, però, continuano a salire le quotazioni di un’altra candidata, la sindaca di Assisi Stefania Proietti. A guardare il suo curriculum, sembra un profilo perfetto: civica, eletta grazie a un primordiale patto tra democratici e 5 Stelle, di estrazione cattolica, di provata militanza ambientalista e sullo stesso identico livello della candidata della destra, la prima cittadina di Foligno Donatella Tesei, già lanciata a primavera dalla Lega.

La trattativa, dunque, continua. Dai prossimi giorni gli attivisti umbri del Movimento 5 Stelle cominceranno a votare su Rousseau i candidati al consiglio regionale, senza però poter dare indicazioni sulla presidenza. I più ottimisti all’interno del Pd confidano nel fatto che la quadra verrà trovata entro il weekend. Poi ci sarà da fare campagna elettorale tutti insieme, ma quella sarà un’altra storia.