In tutte le parti del mondo la difesa dei diritti della natura -indissolubilmente legati ai diritti umani – comporta rischi, spesso anche gravi. Senza dubbio viviamo in un mondo perverso. Coloro che difendono la vita umana e la natura causano danno agli interessi di potenti gruppi, e perciò stesso vengono perseguitati, criminalizzati, intimiditi e purtroppo persino uccisi.

Sappiamo assai bene, nella Nostra America, che gli estrattivismi e le grandi opere infrastrutturali che li accompagnano comportano rischi enormi, poiché la violenza e la corruzione sono elementi intrinseci in quanto condizioni necessarie per la loro realizzazione.

Ma non solo l’America Latina vive tali abusi: questi si verificano anche in altre latitudini. In Italia, è costante la criminalizzazione di coloro che difendono la Natura e i diritti dei suoi difensori, di coloro che si oppongono a grandi opere infrastrutturali e allo svuotamento dei loro territori per aprire le porte a enormi attività di profitto.

Basti ricordare cosa succede nella penisola salentina, includendo le zone delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. In queste terre si registrano una dopo l’altra complesse emergenze ambientali. Per anni, la centrale petrolchimica ENI e la centrale termoelettrica di Brindisi, l’impianto siderurgico ex ILVA a Taranto, hanno generato discussioni nonché l’opposizione da parte di associazioni locali, movimenti civili che difendono la Terra e – in generale – da parte di difensori dei diritti umani, per le loro gravi violazioni delle leggi ambientali nazionali e internazionali, che causano inquinamento, morte e una crisi sanitaria senza precedenti. E ci sono altri casi, come “Colacem SPA”, una fabbrica di cemento a Galatina (vicino a Lecce), una fabbrica considerata “malsana” dall’Agenzia Europea dell’Ambiente; la costruzione di una grande strada – la “S.S.275” – che collegherebbe rapidamente il sud del Salento con il capo di Santa Maria di Leuca: infrastruttura inutile che recherebbe grande danno al tipico paesaggio salentino.

In questa regione esiste un altro caso paradigmatico di criminalizzazione di coloro che difendono la vita: l’esperienza del movimento NO-TAP, ovverosia No al TransAdriatic Pipeline (un gasdotto di 5.000 km, che inizia in Azerbaigian, attraversa la Turchia e la Grecia per entrare nel sud Italia). Questo è un grande esempio di resistenza civile, attivismo e difesa della Terra, così come di repressione e persecuzioni giudiziarie. E non può non provocare indignazione la superficialità di giudici e magistrati locali, da una parte estremamente puntuali nell’indagare epunire gli attivisti, ma non così diligenti nel perseguire allo stesso modo violazioni, comportamentiillegali , abusi da parte della società che realizza il progetto TAP, il governo e altre autorità italiane.

Questo caso dell’Italia meridionale non è isolato. Ci sono situazioni simili in altri luoghi, in Italia. Ad esempio, spicca la lotta di varie comunità contro il treno ad alta velocità TAV nella regione della Val Susa. Lì i casi di repressione sono molteplici. Queste violenze legate agli estrattivismi e alle loro grandi opere di infrastruttura, come accade in tutto il pianeta, hanno consolidato processi di resistenza sempre più forti e intensi. Se la violenza estrattivista emerge in tutto il mondo, così è anche per la resistenza. E in Italia l’8 dicembre donne e uomini difensori della vita scenderanno in piazza per una nuova giornata contro le grandi opere che distruggono i territori in memoria del giorno in cui, 14 anni fa, migliaia di persone occuparono il cantiere del treno ad alta velocità TAV in Val Susa.

Tutto ciò dimostra che non possiamo tacere di fronte ad alcun sopruso – per quanto piccolo possa sembrare – sia per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti, sia per tutti coloro che condividono queste lotte per la vita. Non possiamo tollerare restrizioni né minacce, da qualunque parte provengano, specialmente se cercano di intimidire noi che esercitiamo il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni, e che difendiamo i Diritti Umani e i Diritti della Natura. La libertà di pensiero, di espressione e di azione sono fondamentali per costruire democraticamente società sempre più democratiche.

 

* Economista ecuadoriano. Ex-Ministro dell’Energia e delle Miniere dell’Ecuador (2007). Ex-Presidente dell’Assemblea Costituente dell’Ecuador (2007-2008). Ex-candidato alla Presidenza della Repubblica (2012-2013). Professore universitario. Membro del Tribunale Internazionale per i Diritti della Natura)