Come venire in soccorso della popolazione civile di Gaza? La Conferenza internazionale umanitaria, organizzata ieri a Parigi, ha cercato di dare una risposta. Un’iniziativa di Emmanuel Macron, che per la prima volta, dopo aver invocato la «liberazione immediata e senza condizioni degli ostaggi», ha invitato a agire per un cessate il fuoco: «Dobbiamo lavorare duro per proteggere i civili, abbiamo bisogno di una pausa umanitaria imminente e di lavorare per un cessate il fuoco», ha affermato all’apertura dei lavori ieri mattina, nell’ambito del Forum per la pace.

Ma pochi lo hanno seguito (il primo ministro irlandese, Leo Varadker: «L’assoluta priorità è il cessate il fuco osservato da tutte le parti»). Gli Usa erano rappresentati dalla sottosegretaria alla sicurezza civile e ai diritti umani, Uzra Zeya, e da Washington Joe Biden ha escluso la possibilità di un cessate il fuoco in questo momento, evocando soltanto la “pausa” di 4 ore (con avvertimento 3 ore prima) concessa dal governo Netanyahu.

UN’OTTANTINA di stati erano invitati, un esile gruppetto rappresentato ad alto livello, il grosso con personalità secondarie, ma per la Ue – primo contributore dei palestinesi – c’erano i presidenti di Consiglio e Commissione, Charles Michel e Ursula von der Leyen. Israele non è stato invitato, Tel Aviv ha manifestato scontento per il summit (ma il governo è informato da Macron sullo svolgimento dei lavori), per evitare una defezione degli arabi, comunque presenti con personalità di secondo piano e nessun capo di stato. Invitate anche le agenzie internazionali e le ong presenti in Palestina. Delusione delle ong: «Siamo abbastanza delusi – hanno commentato – perché non c’è stato consenso su un cessate il fuoco immediato». Per Jean-François Corty di Médecins du Monde, «al di là degli aiuti mobilitati la questione è di farli entrare a Gaza». La Francia ha annunciato un aumento dei finanziamenti per la Striscia, dai 20 milioni attuali a 100 milioni per quest’anno, in totale le promesse di aiuti arrivano a un miliardo di dollari. Philippe Lazzarini, capo dell’Unrwa (agenzia Onu), ha chiesto 500 milioni per l’emergenza Gaza, per aiutare 730mila persone senza casa, acqua, energia, cibo, medicine e l’Onu ha calcolato 1,2 miliardi di dollari per il prossimo futuro. «Se la sola cosa ottenuta sono solo uno o due giorni di tregua – ha commentato Isabelle Dufourny di Médecins sans frontières – è insufficiente, organizzare i soccorsi su un campo di battaglia è impossibile”. Ci sono tonnellate di aiuti in attesa (quelli francesi sono 17 tonnellate più 37 in arrivo) bloccati al confine con l’Egitto.

LA PRUDENZA di una parte consistente degli invitati del campo occidentale è illustrata dal ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, che ha rifiutato di seguire Macron sulla proposta di un cessate il fuoco e si limitato a sostenere una “pausa umanitaria”: per il ministro, «non può esserci un cessate il fuoco se Hamas continua a mandare missili» su Israele. Tajani propone, in prospettiva, un’iniziativa Onu con l’invio di militari, sul modello della Unifil già presente in Libano e assicura della presenza italiana, «non ci sono altre soluzioni, se vogliono la pace», con un rafforzamento dell’Autorità palestinese come interlocutore.

L’obiettivo della Conferenza umanitaria di Parigi era di riunire le buone volontà, condividere le valutazioni sulla grave crisi e ascoltare chi è sul terreno, per delineare un obiettivo di pace possibile. Macron ha avuto contatti ad alto livello con il Qatar (a Parigi c’era solo il segretario di stato alla Cooperazione internazionale) e con l’Egitto (rappresentato al summit dal ministro degli esteri, Sameh Shukry) per cercare la possibilità di una via d’uscita. Ma sembra che sia troppo presto.