«La trasformazione verde è un processo già in atto e non è in conflitto con lo sviluppo. Ma nulla è scritto. Le politiche pubbliche giocano un ruolo fondamentale». Partendo da questo assunto di Fabrizio Barca e dalla ricerca del Centro ricerche Enrico Fermi (Cref) e dell’Istituto di economia della Scuola superiore sant’Anna di Pisa, i tanti attori nella «transizione ecologica» hanno discusso di come sia «un’opportunità di sviluppo per l’Italia».

Di solito i convegni così partecipati risultano dispersivi e con pochi risultati. Quello di ieri pomeriggio al Cnel ha invece riservato parecchie sorprese. A partire dai dati sui brevetti e sul nuovo indice «Green Technological Fitness» che rivela «una graduale crescita di competitività dei paesi dell’Europa del Sud: in particolare, l’Italia è quinta dopo Germania, Inghilterra, Francia e Austria» con «macro settori chiave» e «picco del numero di brevetti depositati su energia da fonti rinnovabili (18,8% del totale europeo) e mitigazione delle emissioni di gas serra (7%), come nelle batterie e nei sistemi di stoccaggio dell’idrogeno e dell’energia termica». Per finire al fatto che la sottosegretaria al ministero delle Imprese Fausta Bergamotto (Fdi) abbia lavorato con Barca a palazzo Chigi ai tempi del governo Monti sulla ricostruzione a l’Aquila e lo consideri «un maestro».

Chissà che da questa strana alchimia possa partire una reale collaborazione per «un piano industriale» che permetta di «accelerare i tempi della riconversione», avendo la sottosegretaria – «aperta al dialogo» – la delega agli incentivi e «al potere sostitutivo per il rilascio dei permessi delle imprese in caso di ritardi», problema annoso specie per i progetti di energia eolica e solare.

«Per realizzare la transizione ecologica servono nuovi saperi e conoscenze. E bisogna capire il posizionamento dell’Italia e i settori con maggiori potenzialità green: siamo il paese che ha inventato la plastica e poi anche la bioplastica compostabile», ha ricordato Rossella Muroni, presidente dell’associazione Nuove Ri-Generazioni.
Per l’economista del Sant’Anna Andrea Roventini «la transizione ecologica, oltre a offrire opportunità di crescita alle imprese, può creare nuovi posti con migliori retribuzioni nel settore elettrico e nella manifatturiera legata alle rinnovabili».

«Abbiamo delle eccellenze e investimenti importanti di Enel in tutta Italia e di Stellantis nella gigafactory delle batterie a Termoli», ricorda il presidente di Legambiente Stefano Ciafani. Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura sottolinea «il boom di progetti sulle rinnovabili e i miglioramenti nei tempi di concessione di Via e Vas».

Meno ottimista il professor Giovanni Dosi per il quale la «necessità di rendere profittevole per le imprese ciò che è buono per la collettività» sarà possibile solo con «un intervento bismarckiano del governo», mentre la vicesegretaria Cgil Gianna Fracassi attende «il piano industriale europeo del 1° febbraio sapendo che finora il Pnrr ha mancato l’occasione di riconvertire le aree di crisi industriale».