Gli attacchi razzisti di Trump nei confronti di personaggi politici non bianchi continuano e fanno pensare che questa sarà la sua studiata strategia politica per la campagna presidenziale 2020.

Sempre su Twitter il tycoon si è scagliato contro il senatore democratico afroamericano Elijah Cummings e Baltimora, la città che rappresenta. Cummings è stato spesso critico verso l’amministrazione Trump, specialmente per le condizioni dei centri di accoglienza per migranti.

E ciò non è piaciuto al presidente che ha definito il senatore afroamericano un bullo e l’ha invitato a occuparsi della zona che rappresenta, Baltimora, «pericolosa, disgustosa e infestata dai ratti e molto più degradata della zona di confine tra Messico e Usa».

I tweet offensivi durano da giorni, nonostante in difesa di Baltimora siano arrivate personalità pubbliche come il regista, nato nella città in questione, John Waters, Michelle Obama (che non ha nominato Trump ma il suo tweet a sostegno di una squadra di ballo di Baltimora sembra diretto al tycoon), Steph Curry e Grant Hill, stelle Nba di oggi e di ieri.

L’affondo più diretto e feroce è però del Baltimore Sun che a distanza di poche ore dai primi tweet di The Donald ha pubblicato un editoriale appoggiando il senatore Cummings e difendendo la città, nell’attacco più diretto mai fatto da un media all’uomo più potente del mondo.

«Vorremmo dire all’uomo più disonesto che abbia mai occupato l’Ufficio ovale, al canzonatore degli eroi di guerra, all’allegro acchiappatore delle parti private delle donne, al fallito seriale delle imprese, all’utile idiota di Vladimir Putin, al tizio che insistite a dire che ci sono “brave persone” tra i neo-nazisti assassini, che non sta ingannando la maggior parte degli americani nel far credere di essere anche solo un po’ competente nel suo attuale incarico. O di possedere una scintilla di integrità. Meglio avere dei vermi che vivono nel tuo quartiere piuttosto che essere uno di loro».

Trump non si è scomposto e ha cominciato ad attaccare anche il reverendo afroamericano Al Sharpton, reo di essere andato a portare solidarietà a Cummings. Tutta la vicenda ha enfatizzato il preoccupante uso di termini disumanizzanti che Trump usa nel descrivere situazioni che coinvolgono persone non bianche: i migranti «infestano» gli Stati uniti, le quattro deputate liberal sono state invitate a tornare ai loro Paesi «infestati dal crimine», i quartieri e le città con popolazione a maggioranza nera sono «infestati da violenza e topi», come se questi luoghi non facessero parte del Paese di cui lui è il massimo responsabile.

Dopo settimane di attacchi a qualsiasi elemento non bianco latte, non si può più parlare di gaffe razzista, ma di campagna elettorale basata sul razzismo più bieco. Nella retorica di Trump i bianchi della sua base poveri, disagiati, che vivono nel degrado, vengono definiti «dimenticati» o «lasciati indietro», ma se ciò riguarda altri colori di pelle, gli sembra solo una prova della loro inferiorità.