Chi ha bisogno di giornali e giornalisti quando ha 27 milioni di seguaci su Twitter? Risposta da 2 milioni di dollari: il presidente degli Stati uniti. Trump avrebbe goduto di un abbattimento fiscale di oltre 2 milioni se la «riforma» del sistema sanitario in discussione alla Camera fosse stata approvata.

Invece il gruppo parlamentare repubblicano non era unanime sul testo e venerdì il progetto di legge è stato ritirato. Il fallimento politico è soprattutto di Paul Ryan, lo speaker della Camera, che aveva scritto un testo vergognosamente classista, che avrebbe fatto perdere l’assicurazione sanitaria a 26 milioni di americani, con l’unico scopo di mostrare che la promessa di cancellare l’odiato sistema voluto da Obama nel 2010 sarebbe stata mantenuta. Trump ha fatto tutto ciò che poteva, telefonando ai singoli deputati, minacciando di emarginare gli incerti, promettendo posti e regalie ma i suoi sforzi sono stati vani. In realtà, la sconfitta sulla sanità è interessante perché mostra i limiti dello tsunami comunicativo dell’outsider Trump. Benché i repubblicani alla Camera siano 237, a Ryan mancavano parecchi voti per raggiungere la maggioranza di 218.

Questi erano in parte i voti di deputati fischiati e insultati quando erano andati nelle rispettive circoscrizioni a spiegare il loro American Health Care Act. I cittadini si erano mobilitati, scoprendo che l’idea di «aprire la sanità al mercato» significava per loro premi assicurativi astronomici, perdita delle garanzie, cancellazione degli incentivi fiscali e di molte cure, per esempio quelle relative alla gravidanza. Le proteste hanno ricordato ai rappresentanti che fra 18 mesi si vota e che nei collegi uninominali nessuno è al sicuro. Nell’informare i cittadini di quanto catastrofico fosse il progetto hanno svolto un ruolo fondamentale i quotidiani locali. Per quanto decimata dalle chiusure, la stampa locale non è scomparsa e in molti casi si è impegnata a fondo per rivelare la cruda realtà: Karen Bouffard del Detroit News ha dato un volto umano ai tagli della spesa federale mostrando cosa avrebbero significato per una madre di 42 anni con quattro figli che avrebbe perso ogni diritto all’assistenza.

La zona di diffusione del Detroit News è il Michigan, uno degli stati dove Trump ha vinto a sorpresa nel novembre scorso e dove 9 dei 14 deputati sono repubblicani. Un altro ruolo importante è stato svolto dal St. Louis Post-Dispatch, che ha fatto a pezzi il testo di Ryan pur essendo pubblicato in uno stato, il Missouri, che ha dato ha Trump quasi 20 punti di vantaggio su Hillary Clinton nelle elezioni del novembre scorso.

I sei deputati repubblicani eletti laggiù hanno debitamente preso nota e lo stesso hanno fatto i deputati del New Jersey, dopo la campagna dello Star-Ledger e quelli della Virginia, che non sono indifferenti a ciò che scrive il Virginian-Pilot. Come si sa, Trump ha dichiarato che la stampa è il «nemico del popolo americano» e ha usato centinaia di tweet per attaccare non solo i media ma spesso singoli giornalisti.

Nelle migliori tradizioni di Nixon, Reagan e George Bush, l’attuale presidente è convinto di poter parlare direttamente al popolo americano ignorando o marginalizzando la stampa. Molti deputati repubblicani hanno un’impressione diversa nei loro collegi: assediati dai loro elettori e fatti a pezzi da redazioni che avevano analizzato con cura il testo hanno deciso che la disciplina di partito non valeva il rischio di perdere il seggio. La dittatura dei social media non è forse così potente e spietata come molti pensavano.