A un passo dalla poltrona di Angela Merkel. Il congresso straordinario della Spd approva il patto di legislatura della coalizione «Semaforo» con percentuale bulgara spianando la via al primo governo di Olaf Scholz. Dipenderà tutto dall’analogo voto di ratifica degli iscritti di Verdi e liberali previsto per oggi e domani, ma il maggiore ostacolo verso la cancelleria è superato e Scholz può seriamente pensare di essere ufficialmente incoronato mercoledì prossimo. «Ora mettiamoci al lavoro. Siamo responsabili dell’intera Germania» scandisce il leader subito dopo la conta delle schede dei 635 delegati Spd che per il 98,8% hanno deciso a favore confinando l’opposizione a soli 7 voti più tre astenuti.

TRA GLI APPLAUSI GENERALI il cancelliere in pectore ha ricordato il primo governo della Spd nel 1969: il precedente che indica come «si riparte grazie alla nostra comunità che si è riunita come partito e agli elettori che hanno scelto saggiamente questa coalizione».

IN CIMA ALLA LISTA delle priorità di Scholz la lotta alla pandemia e al cambiamento climatico insieme all’obiettivo politico di essere riconfermato alla guida del governo alle elezioni federali del 2025. «Questo esecutivo è stato costruito per lavorare assieme in modo amichevole ma anche per essere rieletto alla fine della legislatura. Il nuovo ciclo non potrà essere completato nei prossimi quattro anni». Per questo si rivolge ecumenicamente a tutti i protagonisti del «futuro fatto di cittadini, partiti, parlamenti e governi regionali come dalle imprese».
Tutti uniti, proprio come il partito mai così compatto e cucito su misura del leader. L’unico avvertimento a Scholz viene dal co-segretario Norbert Walter-Borjans che l’11 dicembre si dimetterà volontariamente per lasciare il posto a Lars Klingbeil: «La socialdemocrazia è la forza trainante del Paese ma la Spd non dovrà diventare il megafono del governo».

UN PO’ COME LA NUOVA leader dei Giovani socialisti, Jessica Rosenthal, pronta a ricordare che gli Jusos «saranno solidali con la coalizione Semaforo ma in maniera critica» mentre il neo-segretario generale Kevin Kühnert sottolinea: «Si deve fare di più per la politica degli affitti». In pratica la sola vera dissidente è Daniela Kolbe, rappresentante della sinistra Spd di Lipsia che non si è ricandidata al Bundestag. Nel suo mirino l’inquietante via libera di Scholz all’impiego dei droni armati nelle forze armate: «L’approvazione del gruppo di lavoro sulla Difesa è stata fatta in modo ottuso».

Poco importa nel giorno di festa della Spd dove i riflettori sono puntati sul quarto cancelliere socialista della storia, disposto a rivelare come è nata la sua candidatura: «Nell’estate 2020 ho incontrato i vertici del partito in un ristorante dietro l’angolo e lì abbiamo siglato l’accordo che mi ha permesso di diventare lo Spitzenkandidat». Segreto ben custodito per mesi senza che nessuno della Spd spifferasse il patto ai media, proprio come per i successivi negoziati con Verdi e liberali, i cui contenuti non sono mai stati oggetto di fuga di notizie.

COMUNQUE, È ACQUA passata. L’importante ora è, prima di qualunque altra iniziativa politica, che i tedeschi si mettano in fila davanti ai centri di somministrazione delle dosi anti-Covid sparsi in tutto il Paese. «Vaccinatevi» è la moral suasion di Scholz. Anche se lui è convinto che non sia più il tempo degli appelli ma del voto del Bundestag per l’obbligo generalizzato a partire da febbraio dopo che si sono dichiarati a favore il co-leader dei Verdi, Robert Habeck, e perfino il segretario di Fdp, Christian Lindner.