Sarà una coincidenza, ma da quando Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, pacifista senza se e senza ma, si è candidato alle europee col Pd, i tamburi di guerra si sono fatti sempre più insistenti, con il rischio di un coinvolgimento diretto della Nato. «Un processo inesorabile, un copione che era già scritto due anni fa», spiega al manifesto mentre inaugura il suo comitato elettorale dietro la stazione Trastevere, a Roma. «Quando parla di inviare truppe, Macron non è pazzo, semplicemente onesto: fa cadere l’ipocrisia di una guerra combattuta col petto degli altri. Io mi candido, con tutta l’umiltà del caso, per tentare di spezzare questa spirale».

ALLA SEDE DEL COMITATO, messo a disposizione da Demos, arrivano alla spicciolata volti noti e molti altri sconosciuti: c’è l’ex europarlamentare Silvia Costa, l’uscente Beatrice Covassi che farà ticket con Tarquinio, il segretario del Pd romano Enzo Foschi, il capogruppo in Regione Lazio Mario Ciarla, il leader di demos e deputato dem Paolo Ciani, l’ex vicesindaco di Roma Luca Bergamo, passato dai 5s a Demos. E poi volontari, amici, ex scout, Acli, Azione cattolica. «Lavorerò con un gruppo di volontari», spiega Tarquinio, tra loro ci sono anche le mie due figlie. Abbiamo un budget molto ristretto». Sui santini distribuiti all’ingresso campeggia la scritta «La pace è meglio», ed è pacifico che la sua campagna elettorale toccherà sostanzialmente questo tasto. «C’è un popolo della pace che è trasversale ai partiti e che finora non ha avuto rappresentanza politica e mediatica, tranne qualche rompiscatole come me».

NEL PARTITO LE SUE POSIZIONI sono abbastanza eretiche, il sostegno militare a Kiev è un tabù: Se sarò eletto aderirò al gruppo Socialisti e democratici, lì voglio fare la mia battaglia disarmata e disarmante: se la guerra continua le risorse andranno sulle armi, e saranno tolte alla salute, alla scuola. Come può la sinistra europea non capire che questo trasferimento di risorse dal welfare alle armi darà fiato ai nazionalisti? Significa non capire la storia e i suoi processi».

Oggi il Pd romano darà il via alla campagna elettorale con un grande evento con Schlein e Zingaretti. Tarquinio rischia di restare schiacciato nella morsa del ticket tra la segretaria e il suo predecessore, su cui il partito farà confluire la gran parte delle preferenze. «Io sono a mio agio con le persone normali», spiega, «so che nel Pd sono una sorta di papa straniero».

E tuttavia a Schlein, che fortemente l’ha voluto in lista, regala un elogio su un tema controverso come il sostegno ai referendum della Cgil contro il Jobs act: «Tutto ciò che porta a dare più dignità e meno precarietà ai lavoratori va nella direzione giusta. Da Direttore di Avvenire ho fatto molte campagne per i rider, per i lavori non tutelati. Se il sindacato mette gli occhi sul lavoro non tutelato fa una cosa sacrosanta». E il Pd rischia di perdere i riformisti? «Non è questo il problema. Non ci può essere una ideologia del lavoro povero e precario, cos’ si spingono i giovani ad andare via dall’Italia, è uno sciupio di umanità».

LO STESSO «SCIUPIO», dice Tarquinio, che avviene con i gli immigrai africani. «Tanti ingegneri sono arrivati da noi e sono stati costretti a raccogliere i pomodori, poi hanno trovato un lavoro adeguato in Germania. Bisogna cambiare rotta». Uno dei suoi nipoti gli corre vicino con un grande maritozzo alla panna in mano, la mamma fatica a riportarlo all’ordine. Lui cita i grandi fondatori dell’Europa, Da De Gasperi a Spinelli e Adenauer. «Il metodo dell’Europa è prendere l’odio, il sangue e trasformarli nel contrario, capovolgere la storia. Oggi invece i reggitori del mondo vogliono riportarci indietro di 100 anni, al cuore nero del Novecento, Ma come può l’Europa essere ancora attrattiva se dà le armi a chi fa la guerra? Noi dovremmo esportare il nostro metodo di pace. E perchè non ci siamo noi in Terra Santa a fare da mediatori?».

Tarquinio è furioso con Meloni che «non f a nulla per evitare che gli immigrati muoiano in mare». «Ma io sono convinto che l’Europa possa cambiare, coltivo la speranza e proverò a f arle cambiare verso». Anche rispetto a una politica «sottomessa ai poteri del mercato, ai piccoli sinedri che non rispondono ai popoli ma a pochi padroni». Cita Papa Francesco, David Sassoli. Mattarella, i «pensieri lunghi» di Berlinguer: «Da quando abbiamo cancellato gli ideali siamo tutti vittime di piccoli e grandi interessi».