Sempre più ultra-destri e sempre più xenofobi (anche se in realtà non hanno nessuna paura degli immigrati) ma anche sempre meno incidenti nella politica nazionale. Cinque mesi prima delle elezioni federali i fascio-populisti di Alternative für Deutschland non si schiodano dal 10% nei sondaggi, perché le cavalcate ideologiche sull’emergenza migranti sono finite da un pezzo e la pioggia di miliardi pubblici per riparare i danni della pandemia ha spento la propaganda sulla morte dell’economia tedesca. Per questo domenica prossima Afd si gioca davvero il tutto per tutto nell’ultima tornata elettorale dell’era di Angela Merkel: il voto per il rinnovo del Parlamento della Sassonia-Anhalt, dove gli alternativi si giocano il primo posto con la Cdu.

È l’ultima chiamata per il partito dei “patrioti” che dopo tre settimane di congresso on-line ha formalmente nominato la coppia di Spitzenkandidat per la cancelleria rottamando gli ultimi residui dell’originaria anima no-euro.

Ora Afd è legata mani e piedi alla capogruppo al Bundestag, Alice Weidel, e al vicepresidente Tino Chrupalla: due “duri e puri” eletti con oltre il 70% dei voti grazie all’imprescindibile endorsement degli oltranzisti di “Der Flügel”, la corrente interna guidata da Bjorn Höcke, da un anno schedata dall’intelligence federale come «organizzazione estremista di destra avversa all’ordinamento liberal-democratico e quindi incompatibile con la Costituzione».

Rappresentanti perfetti per gli elettori che nulla hanno più a che fare con il voto di protesta ma sono organici alla linea nera tracciata dall’ultimo studio della Fondazione Bertelsmann che restituisce la composizione del consenso ad Afd: il 29% dei militanti sono «manifestamente di estrema destra», il 27% ha un «atteggiamento di estrema destra latente» e il 15% sarebbe «a favore di una dittatura di destra». Si aggiunge al 13% che banalizza gli effetti del nazismo e altrettanti convintamente antisemiti, mentre il 65% si riconosce nell’odio anti-immigrati.
Incarnata in questo corpus elettorale, Afd si prepara a conquistare la Sassonia-Anhalt, forte del 23% certificato dalla rilevazione della tv pubblica Zdf due giorni fa: solo cinque punti percentuali sotto la quota dei cristiano-democratici.

Un testa a testa decisivo per il futuro di Weidel e Chrupalla e ancora prima per il destino del Land nel cuore della Germania Est che – nonostante la narrazione del partito – non è né «bianco» e tantomeno totalmente «Deutsch»: su 2,2 milioni di residenti 173 mila hanno un background migratorio e meno del 40% ha il passaporto della Bundesrepublik.

Condizione ideale per il candidato-governatore di Afd, Oliver Kirchner, classe 1966, sposato con due figli, attuale capogruppo al Parlamento di Magdeburgo, fedelissimo di “Der Flügel”. Il suo slogan è «Per una Sassonia-Anhalt normale», dove per normalità si intende l’abbraccio tra nonni e nipoti tutti rigorosamente di carnagione chiara e le lunghe tavole familiari straripanti di prodotti locali: vanno difesi da chi invece pretende «più clima e meno bambini» come si vede nel videoclip elettorale.

Il solito quadretto dell’estrema destra sulla Heimat schiacciata da dentro e minacciata da fuori, a uso e consumo dei nostalgici perfino della Ddr: un’immagine che in Germania funziona dai tempi del Trattato di Versailles. Anche se il passato da rispolverare, casomai, sarebbe esattamente quello dell’aspirante premier, famoso per le condivisioni di post su Facebook come minimo vergognosi: da quelli del gruppo che ha “photoshoppato” la foto di Anna Frank sul cartone della pizza aggiungendo il titolo «Il forno fresco» ai “like” ai commenti che definiscono «bugia» l’Olocausto, nonostante Afd stia ufficialmente dalla parte di Israele e soprattutto di Bibi Netanyahu. Kirchner si è difeso spiegando di non avere mai letto le chat incriminate e prendendo le distanze da «qualunque roba anticostituzionale». Di sicuro, solo che il candidato di Afd è il primo ponte del partito con il movimento islamofobico Pegida, con cui auspica «una più stretta collaborazione».