Sono arrivati in centinaia sventolando per aria dei fogli bianchi e cogliendo impreparata la polizia. Hanno occupato l’atrio del Pantheon di Parigi, nel cuore del quartiere latino, per chiedere dignità, alloggi e soprattutto la possibilità di vedere regolarizzata la loro condizione. É l’ingresso sulla scena politica dei Gilets Noir, uomini e donne migranti, che presentano già nel nome una continuità con le lotte dei Gilets Jaunes, il movimento che nei mesi scorsi ha destabilizzato i fragili equilibri della presidenza Macron.

«SIAMO DEI SANS-PAPIER, senza voce e senza volto per la repubblica francese» scrivono sul comunicato che accompagna l’azione «Veniamo qui sulla tomba dei vostri grandi uomini per denunciare i vostri misfatti, quelli che ricordano i nostri compagni, le nostre madri e i nostri padri, i nostri fratelli e le nostre sorelle nel Mediterraneo, nelle strade di Parigi, nelle case e nelle prigioni».

I freddi marmi del mausoleo sono stati ridestati per qualche ora da una folla rumorosa e battagliera che ha dato vita a interventi, canti e slogan. Fuori dalle mura dello storico monumento si è raccolto un presidio di solidarietà, dopo che la polizia ha chiuso gli accessi alla struttura. I manifestanti hanno chiesto di essere ricevuti con una delegazione dal primo ministro Édouard Philippe, il quale però ha risposto alla sollecitazione con il silenzio stampa. Le ragioni dell’azione risiedono nelle insostenibili condizioni in cui i migranti versano a Parigi e in tutta la regione. «Non ci stiamo battendo solo per avere i documenti – scrive su Twitter un loro portavoce – ma per cambiare le leggi che ci rendono irregolari e per chiedere che tutte le persone recluse nei centri di detenzione solo per il fatto di essere straniere siano finalmente libere».

LA DENUNCIA SI ESTENDE anche alla situazione dei centri di accoglienza dove, è scritto nel comunicato, «la polizia arriva la mattina e ti arresta mentre sei ancora nel letto». Tra le criticità sollevate anche la questione abitativa. «Molti migranti vivono per strada» si legge ancora nel testo diffuso ai media «mentre a Parigi ci sono 200.000 case sfitte». I gilet neri, nati dall’unione di diversi collettivi di migranti e associazioni, sono attivi da circa due mesi. A maggio avevano occupato il Terminale 2F dell’aeroporto Roissy di Parigi, per segnalare il ruolo di Air France nel sistema di rimpatri e deportazioni. A giugno invece avevano preso di mira gli uffici di Elior, una multinazionale francese della ristorazione, denunciando lo sfruttamento dei migranti da parte delle grandi aziende. Ieri dopo ore di occupazione i manifestanti hanno concordato l’uscita con la polizia a patto che non ci fossero ripercussioni su nessuno. La promessa non è stata però mantenuta dalla forze dell’ordine, che una volta fatti uscire i manifestanti dalle mura del Pantheon, gli hanno circondati su Rue Clotilde, e caricati ripetutamente, creando momenti di panico e trattenendo diverse persone. Se la reazione delle autorità francesi non suscita grande stupore, la mobilitazione dei Gilets Noirs apre invece un varco inaspettato nell’Europa dei muri e dei confini.