La rivincita dell’intelligenza artificiale
Scenari high tech Il pericolo maggiore per la sopravvivenza del pianeta? Per i tecnofobi è la Rete e le sue «maglie». Ma anche l'assenza umana di alcuni sistemi informatici
La selva di acronimi ha visto, nel 2018, aggiungersi altre sigle. Le ultime, in ordine di tempo, sono Asi e Agi. La prima significa semplicemente super intelligenza, la seconda agenti intelligenti. Attestano l’emergere di un nuovo tipo di intelligenza artificiale che sempre più è autonoma da quella umana. Ci sono sistemi informatici che scrivono programmi informatici evolutivi senza nessun apporto umano. Lo fanno attraverso reazioni automatiche di sensori, dispositivi tecnologici che funzionano indipendentemente dalla volontà di un individuo.
Per i tecnofobi di ogni luogo e di ogni tipo, il 2018 sarà forse l’ultimo anno che vedrà assegnato il palmarès dell’intelligenza a quella umana. Il prossimo anno potrà tracciare l’avvio di un ridimensionamento degli umani e il grande rischio che l’intelligenza artificiale (la super intelligenza) punti a cancellare la specie umana per garantire la riproduzione di quella artificiale.
Il pericolo maggiore per la sopravvivenza del pianeta così come lo conosciamo non deriva dunque dal cambiamento climatico o dall’antropocene (i cambiamenti climatici hanno raggiunto il livello di guardia e sono ormai irreversibili), né dalla povertà, dalla fine delle risorse, dal sovrappopolamento, bensì dall’intelligenza artificiale.
Può ricordare la sceneggiatura di qualche dozzinale film di fantascienza, oppure il timore di un qualsiasi giornalista che abbia avuto la sventura di incontrare un lunatico ingegnere della Silicon Valley, ma se dalla California si alzano voci per chiedere un reddito di cittadinanza tassando i robot perché espressione di una intelligenza già adesso superiore a quella umana, qualche dubbio sui timori di questa nuova apocalittica tecnoutopia può nascere.
I Big five della Rete ormai non nascondono che povertà, disoccupazione possono essere affrontati se si parte dalla perdita di centralità dell’intelligenza umana rispetto a quella inferrata in circuiti elettrici, dispositivi nanotecnologici, software «intelligenti».
Finora è una tendenza, sia ben chiaro. Tutto può essere fermato. C’è chi auspica una intelligenza artificiale amichevole, cioè mettendola sotto controllo. Altri propongono di isolare dalla Rete (ambiente fertile per la crescita di una superintelligenza) tutti gli agenti intelligenti, ma c’è da aspettarsi che il 2019 vedrà aumentare la fobia verso la superintelligenza e l’invocazione a salvare gli umani dal prodotto più temibile della sua storia: una intelligenza nata dal cervello umano.
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