Proseguono le operazioni di demolizione delle baracche del ghetto di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, dove da anni «vivono» oltre un migliaio di braccianti stagionali, sfruttati dai caporali e da aziende agricole locali nella raccolta di frutta e ortaggi. Negli ultimi due giorni le ruspe hanno abbattuto altri undici fabbricati, seconda fase di un’operazione molto complessa e delicata in corso da diverse settimane.

Ma demolire e abbattere, come già dimostrato più volte nel recente passato, non serve a nulla se non si provvede a dare a questi braccianti una degna sistemazione abitativa. Un concetto ribadito con forza dal procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro nel corso di una conferenza stampa convocata dopo le operazioni di demolizione. «Ora spetta agli organi competenti trovare una sistemazione abitativa per queste persone che costituiscono una risorsa indispensabile per l’economia della Provincia di Foggia a forte vocazione agricola» ha dichiarato Vaccaro, ricordando come «molti di questi abitanti che risiedono nel ghetto sono regolari». Ora inizia la stagione degli asparagi, poi quella del pomodoro: «insomma, questi migranti – ha detto ancora il procuratore – costituiscono una forza lavoro indispensabile senza la quale il nostro prodotto non potrebbe essere neppure raccolto».

La questione abitativa segue di pari passo quella riguardante il trasporto sui luoghi di lavoro: nell’agosto dello scorso anno, in due distinti incidenti stradali verificatisi in pochi giorni, morirono 16 braccianti. Per questo il procuratore ha sottolineato come sia assolutamente necessario assicurare a questi lavoratori un trasporto sicuro, a differenza di quanto avviene ancora oggi, con camioncini e furgoni di fortuna spesso affidati alla guida degli stessi lavoratori dopo ore di lavoro nei campi.

Tornando al ghetto di Borgo Mezzanone, Vaccaro ha ricordato che «è un luogo dove si consumano numerosissimi reati, ma è anche il serbatoio del caporalato». «I tempi per lo smantellamento definitivo è difficile stabilirli – ha concluso – ma faremo il più presto possibile per evitare di arrivare al periodo della raccolta del pomodoro dove si arriva fino alle 4/5mila persone».

A dimostrazione che il caporalato in Puglia è un problema che riguarda tutta la Regione, proprio ieri è arrivata da parte del Tribunale di Taranto una condanna per intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro aggravato a 4 anni e 4 mesi di reclusione l’imprenditore agricolo Francesco Sabato, 45enne di Ginosa, e a 3 anni e 5 mesi Andrea Paduraru, 27enne romeno. La vicenda fu scoperta nell’ottobre del 2017, grazie ad una denuncia della Flai Cgil.

Almeno 35 i cittadini romeni, secondo l’accusa, vittime dello sfruttamento. I braccianti erano rinchiusi senza documenti in edifici fatiscenti e costretti a lavorare, senza riposo, 17 ore al giorno per 4 euro l’ora da cui venivano detratte le spese di vitto, alloggio e trasporto.