Dalla scorsa settimana decine di migliaia di contadini sono accampati al confine della capitale indiana di New Delhi. Provengono dagli Stati limitrofi di Haryana e Punjab, il centro di una mobilitazione nazionale del settore agricolo contro le riforme «liberiste» promosse in fretta e furia a settembre dal parlamento federale.

Le parole d’ordine della protesta, che interessa tutti i sindacati del settore tranne l’unica sigla affiliata al Bharatiya Janata Party (Bjp, partito di governo guidato dal premier Narendra Modi), sono «Delhi Chalo»: «Andiamo a Delhi», obiettivo dall’alto valore simbolico per la sterminata forza lavoro agricola indiana protagonista di una contestazione durissima e, al momento, insanabile.

Fino a qualche mese fa, i contadini potevano vendere solo ai mercati generali territoriali attraverso degli intermediari commerciali che, successivamente, trattavano con le catene di distribuzione statali o private.

Il tutto all’interno di un mercato calmierato dal governo, che garantiva ai contadini un prezzo minimo di vendita. Con le liberalizzazioni di settembre, i contadini possono direttamente trattare con compratori statali e privati, senza più vincoli territoriali e senza affidarsi a intermediari.

Per il governo, la svolta liberale dà ai contadini più opzioni di vendita e aumenta il loro potere contrattuale. Ma i braccianti temono di perdere ogni tutela economica e di finire nelle grinfie della grande distribuzione, costretti a sottoscrivere contratti pieni di cavilli a loro incomprensibili.

L’iniziativa «Delhi Chalo» avrebbe dovuto portare la protesta nel parco di Jantar Mantar, luogo-simbolo delle proteste nazionali, nel centro di New Delhi. Le autorità hanno negato l’accesso ai manifestanti, caricandoli e respingendoli con cannoni d’acqua ai confini della capitale.

Centinaia di manifestanti che hanno risposto alle cariche della polizia in Haryana sono stati denunciati per tentato omicidio e assembramento illegale, rei di aver sfondato le barricate di filo spinato della polizia con i propri trattori.

I manifestanti, che hanno rifiutato l’offerta del governo di protestare pacificamente nella periferia di Delhi, hanno chiesto di parlare direttamente con Modi e di poter manifestare a Jantar Mantar, minacciando di bloccare le vie d’accesso alla capitale finché la richiesta non sarà esaudita. Il governo non sembra intenzionato a scendere a compromessi.