RESPIRO è una nuova rubrica del manifesto. Un collettore di articoli che riflette sui dati e la computazione come fenomeni esistenziali, culturali e politici, per solleticare immaginari non estrattivi e un approccio ecosistemico alle nuove tecnologie. RESPIRO è la concatenazione di arte, politica, scienza, ricerca e innovazione – con pronunciate simpatie cyber.punk.eco.trans.femministe – ci convivono menti eterogenee. A cura di Oriana Persico.

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Ancora Favara per continuare il Respiro che, dalla prima street parade del Nuovo Abitare alla richiesta di asilo politico per cinque agenti computazionali accolta dalla neo costituenda Ambasciata dei Non Umani, racconta lo spettacolo teatrale dal titolo quasi omonimo “Gli Ambasciatori dei Non Umani”.

Per farlo, partiamo con un’intervista agli ideatori-sceneggiatori Enrico Lain e Saverio Massaro che gentilmente hanno risposto alle mie domande.

Con un background da architetti, Enrico e Saverio sono due pensatori eclettici che si occupano della nostra condizione esistenziale contemporanea con una profonda coscienza ecologica: nell’intervista ci raccontano come nasce – in modo del tutto imprevisto e con un processo open source – l’idea dello spettacolo che avrà una sue prima replica proprio il 15 di settembre a Padova, dopo il lancio tutto siciliano a Farm Cultural Park.

Nella foto, Enrico Lain e Saverio Massaro, scatto di Marco Pesce

Tutto il progetto è un affondo all’antropocentrismo, offrendo agli spettatori spunti di riflessioni mai banali. Eccovi un estratto prima di lasciarvi alle loro parole: vi dirà di più di qualsiasi cosa io possa scrivere.

Nella prossima puntata un racconto più personale, parlo di nuovo in prima persona ma nelle vesti di spettatrice.


L’intervista a Enrico Lain e Saverio Massaro

Come nasce l’idea di trasformare Fair Play in uno spettacolo teatrale?

Di fatto Fair Play aveva già una sua componente teatrale. È però forse quella meno strutturata, e che emerge in ogni assemblea pubblica. Infatti, in apertura di Fair Play, avevamo messo in scena i nostri due primi personaggi, il Moderno e il Capitalismo, che avrebbero avuto il compito di spingere gli altri invitati al talk ad essere altro da sè, ad interpretare un ruolo diverso dalla loro identità personale. Ci pareva così di poter creare un cortocircuito tra rappresentanza e rappresentazione, il che pose alcuni degli invitati fuori dalla propria zona di comfort! Quanto era iniziato come un piccolo gioco di finzione è diventato poi il seme de Gli Ambasciatori dei Non Umani. Inaspettatamente la finzione teatrale ha lentamente preso il sopravvento sul resto, probabilmente per l’ampiezza e l’intensità di comunicazione che riusciva a raggiungere con il pubblico.

Sono andate in scena numerose entità non-umane: ci raccontate brevemente chi sono?

Si tratta di 11 entità: Gaia, la Moltitudine verde, la Tecnologia, Il Capitalismo, il Gioco, la Complessità, l’Economia, la Comunità, il Moderno, il Globale e lo Scarto interpretati da: Anna Carraro, Emma Zanandrea, Gilberto Rasia, Giovanni De Martini, Leonardo Bianchi, Marianna Filipuzzi, Marta Tridello, Matteo Lo Schiavo, Nina Sirimarco, Pietro Frosi, Teresa Mysiac, Vittoria Cosmi e Zaccaria Ghazal. Di fatto si tratta di entità molto lontane dall’essere unitarie e univoche. Abbiamo così potuto pensarle volutamente borderline, maniacali, deliranti, o eccessivamente materne. Si tratta di entità che sfidano l’umano, nelle parole e nel pensiero.

 


La compagnia al completo, performance iniziale

Lo spettacolo è stato realizzato con la regia del teatro LiNUTILE: ci raccontate questa collaborazione?

Il Teatro de Linutile ha collaborato attivamente sin dalla prima iniziativa del percorso di Fair Play avviato nel 2021 nell’ambito degli eventi del Padiglione Italia alla 17ma Mostra internazionale di Architettura Biennale di Venezia. In tale occasione il panel online intitolato “Assemblea costituente” vide la partecipazione del Capitalismo e del Moderno con due pièce interpretate da due attori della Compagnia in diretta streaming da Padova. A seguito, il Teatro e i suoi giovani attori hanno fortemente creduto in questo progetto, attivandosi per cercare risorse da investire nella realizzazione di performance e l’innesco di processi sul territorio.

Quali sono i principali riferimenti teorici del progetto e come vi siete sentiti nei panni di sceneggiatori?
Il progetto è un omaggio al filosofo e antropologo francese Bruno Latour recentemente scomparso. Latour ha segnato il pensiero contemporaneo con la teoria Actor-Network formulata insieme ad altri sociologi francesi. La sua ampia e incessante produzione editoriale è legata al ripensamento della modernità e alla definizione di una nuova coscienza ecologica. Inoltre, Latour ha sempre cercato in maniera peculiare e costante di sperimentare e contaminare le proprie ricerche con il teatro, la performance, il disegno attraverso collaborazioni con molteplici esperti e collaboratori di varie discipline. In una nota al suo Down To Earth, scriveva infatti che l’elaborazione di un pensiero adeguatamente ecologico doveva passare per una personificazione fittizia della vasta complessità di Gaia, da cui deriva “l’importanza di esplorare questa finzione tramite rappresentazioni teatrali, esibizioni, forme d’arte, poesia e forse anche rituali”.

La complessità del tema mette in scacco le parole, e richiede altre forme espressive, di supporto alla sola significazione. I testi che abbiamo raccolto per la performance sicula riassumono e sintetizzano molti dei nostri autori di riferimento, traggono ispirazione da quanto esposto dai relatori di Fair Play, che ringraziamo anche in questa occasione. In un caso, quello del monologo di Tecnica/Tecnologia abbiamo poi deciso di omaggiare Salvatore Iaconesi, riproponendo volutamente il testo che aveva fatto recitare ad una voce sintetica nel corso di Fair Play. Questi riferimenti si sono intrecciati al nostro sentito personale e alle parole spese nel corso delle nostre interminabili discussioni progettuali. Per questi motivi, non ci definirei come sceneggiatori, ma piuttosto come degli appassionati di contenuti in cerca di una nuova significazione. Abbiamo accettato così di rimanere molto collaterali, fin dal principio. I nostri testi non sono mai stati il vero focus della performance, sapevamo che sarebbero stati vincolati e sottoposti all’espressione degli attori, ai loro gesti, ai loro volti. Quando abbiamo visto le prime prove generali della performance è stato meraviglioso, perché eravamo spettatori di qualcosa di nuovo e inaspettato.


Gaia

Dallo spettacolo all’ambasciata dei Non Umani: FARM Cultural Park e i suoi promotori, Florinda Saieva e Andrea Bartoli, hanno già posto una targa a palazzo Miccichè. Quali i futuri possibili e desiderabili del progetto?

Nessuno poteva immaginare che a due anni di distanza da un panel proposto online e in tempi infra-pademici potesse dar vita ad percorso così ardito e collaborativo. Non potevamo nemmeno immaginare che, grazie alla forza comunicativa del teatro, si accumulasse un’energia tale da dare alla luce un’Ambasciata, una nuova istituzione. I suoi sviluppi futuri dipenderanno da molti fattori. Alcuni sono legati alla diffusione della performance, alle sue repliche, alle sue trasformazioni e ai suoi esiti: essendo site-specific non possiamo sapere come muterà nel tempo e nello spazio. Altri fattori sono invece legati alla crescita della sua forza politica, ai modi in cui il dialogo con i non-umani si svilupperà per costruire le basi di un pensiero ecognostico. L’Ambasciata, per ora, rilascia, come un bip, ripetuto nell’etere, un piccolo ma fondamentale concetto: è possibile un pensiero che non sia centrato sull’individualità.

Intanto la prima replica: dove e quando?

La performance del 18 agosto è stato un unicum, un rituale preceduto dal primo corteo del Nuovo Abitare, per celebrare l’istituzione dell’Ambasciata dei non umani a Palazzo Micciché-Human Forest e dare asilo politico a cinque agenti computazionali. Ora Gli Ambasciatori dei non umani approda a Padova sul palco del Teatro de LiNUTILE in via Agordat la sera di venerdì 15 settembre alle 21.00 dagli attori della Compagnia Giovani del Teatro. Grazie al bando “Cultura Onlife 2022” della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, il Teatro attua un’inedita partnership con il Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Padova al fine di individuare possibili nuove “ambasciate dei non umani” nel territorio cittadino: luoghi dall’identità confusa, in cui la fabbrica urbana risulta incompleta o conflittuale.