«Io credo che dobbiamo chiedere scusa in tanti, sono molti quelli che dovevano vedere e non hanno visto». La ministra della Difesa Elisabetta Trenta non nasconde ciò che è impossibile nascondere del calvario sofferto da Stefano Cucchi nell’ottobre 2009, mentre era nelle mani dello Stato. Solo che opera una piccola derubricazione: «C’è stata disattenzione», afferma (non usa certo le parole “omertà” o “reticenza”) uscendo dall’incontro, durato quasi un’ora, che ha avuto a Palazzo Baracchini con Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, e l’avvocato di famiglia Fabio Anselmo.

«Io come rappresentante del governo devo chiedere scusa, se ci sarà parte delle istituzioni che non ha visto», ha aggiunto la ministra. «Io ho rispetto per la famiglia Cucchi e per il calvario che ha vissuto ma rispetto anche l’Arma e i carabinieri che ogni giorno garantiscono sicurezza», ha aggiunto cercando di distribuire equamente, chissà perché, vicinanza sia alla famiglia della vittima che al Corpo dei Carabinieri, come se fossero in contrapposizione.

Elisabetta Trenta, l’unica a rilasciare dichiarazioni dopo l’incontro perché, ha spiegato, «vogliamo dare un segnale di unità», è sembrata però sinceramente scossa dal confronto con i congiunti del ragazzo morto mentre era in stato di arresto: «Sono felice che Ilaria Cucchi abbia accettato l’incontro che le ho proposto. È stato un momento davvero molto emozionante – ha confessato – in cui mi sono sentita strettamente coinvolta. Sono emersi due aspetti fondamentali che ci uniscono: la sete di giustizia, che è lo stesso principio fondativo dell’Arma, e la fiducia nello Stato che Ilaria e la sua famiglia hanno sempre mantenuto».

La ministra non è voluta «scendere nei dettagli» del caso perché «c’è un’indagine in corso» ma, ha assicurato, «chi ha sbagliato pagherà ed è quello che vogliamo tutti».