«Siamo più di loro, siamo più di loro» ripete Yoram sventolando la bandiera israeliana. Avrà 20 anni ed è uno delle decine di migliaia di israeliani giunti a Gerusalemme per la Marcia del Milione. «Loro», ci spiega, sono «quelli di Tel Aviv» sottintendendo gli israeliani che tra gennaio e marzo hanno riempito le strade della città costiera oltre che di Gerusalemme Ovest, Haifa e altre decine di località, per protestare contro la riforma della giustizia che il governo di estrema destra religiosa guidato da Benyamin Netanyahu spinge in Parlamento. Non è un caso che il raduno sia stato organizzato proprio tra la Knesset e la sede della Corte suprema, il bersaglio principale dell’esecutivo. «Quelli di Tel Aviv» aggiunge Hillel, un altro manifestante incuriosito dalle nostre domande, «dicono di difendere la democrazia ma questo paese per sopravvivere ha bisogno di halachah (la legge religiosa ebraica, ndr), Israele deve fondarsi prima di tutto sulla legge di Dio». Entrambi sono a favore della «rivoluzione» come a destra chiamano il progetto legislativo del governo. E disprezzano Esther Hayut, la presidente della Corte suprema. «Lei e i suoi compagni sono sempre contro Israele» dicono riferendosi a sentenze che, in qualche caso, non sono state a favore dei piani della destra. Intorno a noi sfilano famiglie religiose con tanti bambini, uomini rigorosamente con la kippah, donne con i capelli fasciati e coperti come richiede la tradizione, giovani che scandiscono «Am Israel Chai» (Il popolo di Israele vive) e coloni giunti in massa dalla Cisgiordania palestinese occupata. La concentrazione di persone armate è elevatissima. Tutti sono sommersi da un mare di bandiere israeliane, proprio come avviene alle manifestazioni degli oppositori della riforma.

Yoram e Hillel, giunti rispettivamente da Holon e dal Negev, hanno pagato 10 shekel (due euro e mezzo) per un posto su uno degli oltre mille bus messi a disposizione da una delle tante sigle, partiti politici dal Likud a Sionismo Religioso, movimenti e associazioni di destra dietro la Marcia del Milione. Le donazioni, anche dall’estero, non sono mancate ai sostenitori del premier Netanyahu che ha curato la regia della Marcia del Milione. La campagna di crowdfunding con lo slogan «Non facciamoci rubare le elezioni» ha generato oltre un milione di shekel in poche ore (circa 250mila euro) attraverso piccole somme.

Quanti sono scesi in strada? Non si sapeva bene ieri sera. Gli organizzatori, capeggiati dall’associazione Tekuma 23 fondata ad hoc dal deputato del Likud e colono Avichay Buaron, hanno lavorato per portare al raduno mezzo milione di persone. Ne sono arrivati meno della metà perché tanti ebrei ultraortodossi sono rimasti a casa, su indicazione dei loro rabbini, per non lasciarsi coinvolgere troppo nello scontro in atto. Ma a Netanyahu, che senza esporsi ha curato dietro le quinte la regia della manifestazione, questa partecipazione, comunque sostenuta, basta per proclamare che il paese è con lui anche se i sondaggi dicono che la riforma della giustizia, nella sua forma attuale, non convince la maggior parte degli israeliani.

Al suo posto si sono presentati davanti ai manifestanti il ministro della giustizia Yariv Levin e il presidente della Commissione giustizia della Knesset Simcha Rothman, gli artefici della riforma che è in pausa parlamentare dalla fine di marzo quando Netanyahu è stato sul punto di essere travolto dalle proteste. «Siamo a Gerusalemme tra la Knesset e il palazzo della Corte Suprema per dire con una intensità mai vista finora che il popolo vuole la riforma giudiziaria. Il mandato che il governo di destra ha ricevuto deve essere portato a termine» ha detto Levin. «I cittadini hanno votato per una Knesset e un governo di destra, ebraico e tradizionale ma la Corte suprema pensa come la sinistra israeliana. La minoranza ha imposto la sua politica alla maggioranza», ha aggiunto il deputato Buaron. Sulle stesse posizioni i ministri dell’estrema destra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich.

Scuoteva la testa ieri Roy Neuman, uno degli organizzatori delle proteste contro la riforma giudiziaria. «La Marcia del Milione – ha detto al manifesto – è un attacco diretto alle istituzioni democratiche. La destra è scesa in strada per difendere un progetto che se attuato integralmente darà alle coalizioni di governo un controllo quasi completo sulle nomine dei giudici riducendo drasticamente i poteri dell’Alta Corte». Per Neuman, in queste circostanze, è scontata la ripresa di ampie manifestazioni di protesta contro Netanyahu. Ieri sono ripresi i colloqui per una soluzione di compromesso tra i gruppi di lavoro della maggioranza e del principale partito di opposizione, Yesh Atid. Finora non sono stati raggiunti risultati significativi.