«Lo diciamo adesso, prima del risultato del voto europeo. Il 9 giugno ci rivediamo tutti qui, a Roma, per andare avanti». È Corradino Mineo, già direttore di Rainews poi senatore Pd e oggi capolista nella circoscrizione isole di La sinistra, ad annunciare che, comunque vada, la lista «unitaria» non si spaccherà dopo Il 26 maggio. Non che Mineo non sia consapevole che quest’area politica altre volte, parecchie, non ha onorato la promessa di unità. Stavolta lo farà? E sarà così indifferente il risultato per una lista che, a stare agli ultimi sondaggi pubblicabili, lotta per il quorum del 4%? Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e candidato, non ha dubbi: «Ci aspettiamo di superare in modo netto il 4%. Ogni voto dato a noi sono seggi sottratti a Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5s», superare lo sbarramento «sarà il primo passaggio per ricostruire una sinistra degna di questo nome».

IERI, ALLA CONFERENZA STAMPA «del e delle capolista» a Roma, nella sala di un albergo a Piazza Montecitorio, Mineo, rispolverando il mestiere, porge le domande alle quattro colleghe (tre di loro non hanno tessere di partito). «In Italia rischiamo un regime autoritario oppure Salvini gioca solo a fare il fascista?», è il primo quesito. «Salvini è un pericolo, come lo sono le destre nazionaliste che hanno un disegno internazionale ben preciso», risponde Maddalena Grassadonia, già presidente dell’Associazione famiglie Arcobaleno e capolista al centro, «l’Italia che vuole Salvini, come la Russia di Putin, l’America di Trump, o l’Ungheria di Orbán, hanno come obiettivo comune limitare le libertà individuali e per questo attaccano le minoranze: le persone omosessuali, i migranti, le donne. Noi facciamo dell’accoglienza, del rispetto e l’inclusione temi di lotta politica».
CORE BUSINESS del programma è la giustizia sociale: «Proponiamo di redistribuire la ricchezza con una patrimoniale per redditi sopra il milione di euro, che renderebbe recuperabili 25-30 miliardi l’anno», spiega Eleonora Cirant, capolista nel nord ovest, «Ma il reddito non può essere ridistribuito se non si cambia il ruolo della Bce, e se le imprese non pagano le stesse tasse in tutta l’Unione. Altro tema centrale il salario minimo europeo».

DI AMBIENTE PARLA Silvia Prodi, consigliera in Emilia Romagna, capolista nel nord est: «Siamo a una svolta cruciale. Se a livello europeo non riusciamo a cambiare l’ordine delle priorità, non ci sarà scampo. Si deve investire in un Green New Deal, in una riconversione in chiave ecologica del territorio. La gestione di acqua, energia e rifiuti deve restare in mani pubbliche perché, se affidata ai privati, il vincolo ambientale passa in second’ordine rispetto al profitto».

«IL GUE (il gruppo parlamentare della sinistra a Bruxelles, ndr), propone di stoppare l’Emission trading system, il commercio delle emissioni attraverso il quale si possono ‘comprare’ quote di inquinamento. Se l’emergenza climatica generata dalle emissioni rimane affidata alle leggi di mercato, l’Unione sforerà i parametri della Conferenza di Parigi», rivela Eleonora Forenza, eurodeputata uscente, del Prc, capolista al sud. Parla anche dei rapporti nell’europarlamento. «Proponiamo un ‘terzo spazio’ alternativo al Ppe-Pse-Liberali che governano la Commissione da decenni e innanzitutto alternativo all’onda nera dei nazionalisti. Il controllo delle frontiere sarà una delle partite più importanti, la prospettiva tracciata da Salvini e da Orbán non è la ricollocazione ma il blocco delle frontiere». Forenza ha ricevuto il prestigioso endorsement di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace icona dell’Italia dell’accoglienza.

MA SE I VOTI DEL PARTITO della sinistra saranno determinanti nell’europarlamento per l’elezione di un presidente progressista? Sullo spagnolo El País Nicola Zingaretti dà per già fatto il fronte «da Macron a Tsipras». Un fronte che invece in questa sala non c’è. Spiega Forenza: «Il tema delle alleanze non dipende solo dai numeri ma dai contenuti. Noi siamo alternativi sia a chi governa in Italia sia a chi ha governato in Europa. Certo, non consegneremo il parlamento alla destra nazionalista». C’è dunque una possibilità, fin qui solo teorica, di un dialogo con il Pse. In Italia però è tutta un’altra storia: «Zingaretti sarebbe potuto andare a ridare l’elettricità alla casa occupata, a Casal Bruciato, alla Sapienza all’incontro con Lucano», elenca Mineo citando l’ultima vignetta di Mauro Biani sul manifesto. «Mentre da un lato i 5Stelle sono complici di Salvini, dall’altro il Pd è responsabile di una non opposizione. Un partito completamente paralizzato».