La gabbia del sistema
l Renzi-pensiero sul voto in Spagna è lapidario: benedetto sia l’Italicum. Perché in Italia la sera del voto «ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare. […]
l Renzi-pensiero sul voto in Spagna è lapidario: benedetto sia l’Italicum. Perché in Italia la sera del voto «ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare. […]
l Renzi-pensiero sul voto in Spagna è lapidario: benedetto sia l’Italicum. Perché in Italia la sera del voto «ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare. Stabilità, buon senso, certezze. Punto». Il sistema elettorale spagnolo era celebrato – in specie grazie all’articolazione in piccoli collegi – per il favor verso i partiti maggiori, con l’effetto conseguente di comprimere il pluralismo politico e spingere verso il bipolarismo e l’alternanza. Proprio il sogno di tanti nostri riformatori. Il modello era ben presente nel dibattito poi tradotto nella proposta governativa e nell’Italicum. E già da anni una certa sinistra lo caldeggiava. Ricordate il «Vassallum»?
La Spagna dimostra, invece, come nessun sistema elettorale possa di per sé garantire che il voto produca in tempo reale un vincitore certo, in grado di governare per la durata del mandato con il sostegno di una sua maggioranza. Obiettivo fallito da sistemi anche molto diversi, in Gran Bretagna come in Grecia, in Germania come in Spagna. Crisi economiche, terrorismi, paure, bisogni vecchi e nuovi hanno frantumato antichi bipolarismi. Si sono formati governi di coalizione di varia caratura. Nessuno ne ha fatto un dramma. Non così in Italia.
Come può Renzi benedire nell’Italicum la pozione che farà cadere la febbre del sistema politico? La parola magica è: ballottaggio senza soglia e con premio di maggioranza. Ecco la carta vincente. Non c’è dubbio che uno di due contendenti avrà più voti, e quindi il premio in seggi. Ed è anche chiaro che in un contesto bipolare il ballottaggio può essere disegnato in modo tale da misurare la forza relativa di due schieramenti contrapposti con sufficiente linearità, selezionando quello vincente senza distorsioni gravissime nel rapporto tra seggi acquisiti e consensi reali. Ma in un sistema politico multipolare fondato su tre o più soggetti di forza tendenzialmente equivalente chiunque vinca è fatalmente una minoranza – anche piccola in termini assoluti – che conquista una maggioranza di seggi solo al prezzo di una grave lesione della rappresentatività. Ancor più se, come nell’Italicum, al ballottaggio si accede senza soglia, mentre sono precluse le coalizioni e gli apparentamenti tra primo e secondo turno. Ne viene una forza fatta di numeri posticci, lontani o lontanissimi dai consensi reali dati dagli elettori.
In Italia, con il non-voto tra il 30 e il 40%, e tre soggetti politici – destra, Pd e M5S – attestati intorno al 30%, al governo vincente mancherebbe il consenso di tre elettori su quattro. La forza numerica nell’assemblea elettiva diventa a quel punto una mera rappresentazione teatrale. Il ballottaggio è un trucco volgare che non rende quella finzione una realtà. Benedicendo l’Italicum Renzi vede in quel trucco l’elemento oggi essenziale del sistema, a scapito della rappresentatività. E non ci sorprende che in tal modo mostri una programmatica incuranza per i principi affermati dalla Corte costituzionale nella sentenza 1/2014, che anche per la lesione della rappresentatività ha dichiarato l’illegittimità del Porcellum.
L’uscita dalla crisi è lenta e incerta. La povertà attanaglia molti milioni di famiglie, e il Mezzogiorno è in coma profondo. I grandi servizi pubblici, dalla scuola alla sanità, sono in sofferenza. La coesione sociale è precaria, e i giovani non ritrovano la speranza. Cresce l’allarme per la sicurezza. In passato, la ricostruzione post-bellica e gli anni del terrorismo videro prove terribili, e tuttavia seppero produrre vero cambiamento e progresso. Oggi, si gabellano per riforme le politiche regressive e il servile ossequio di governo al pensiero unico dominante. Non basta a fare un vero indirizzo politico qualche mancia di sapore elettoralistico e l’inossidabile ottimismo da hashtag di Renzi. Né l’evanescente partito personale che il premier ha costruito intorno a sé è in grado di costruire un effettivo consenso sulle scelte di governo.
È questa la condizione che oggi viviamo, e che l’Italicum va a consolidare. Ma le turbolenze sociali e politiche che hanno frantumato il già precario bipolarismo italiano rimarranno, e troveranno comunque il modo di manifestarsi. L’Italicum potrebbe essere non una benedizione, ma una trappola pericolosa per il paese. Per questo è necessario mettere in campo ogni iniziativa, dall’impugnativa in Corte costituzionale al referendum abrogativo, per emendarne i tratti peggiori. Non ci si può certo aspettare che un provvido legislatore intervenga opportunamente.
Quanto a Renzi, che passi dal punto alla virgola, al punto e virgola, o magari al trattino, anticipatore di un pensiero più complesso di quello consentito dai tweet. Può risultargli difficile, ma è tuttavia necessario.
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