Legambiente, come ogni anno – siamo alla 24esima edizione – rimescola le carte della sostenibilità ambientale delle principali città italiane stilando la classifica dei luoghi dove si vive meglio (e peggio). I parametri del rapporto Ecosistema urbano, presentato ieri a Milano con il contributo dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia, prendono in esame lo smaltimento dei rifiuti, la mobilità urbana, i consumi idrici, la qualità dell’aria, l’utilizzo di energie rinnovabili e la rigenerazione di spazi pubblici recuperati.

“Quella urbana – spiega Rossella Muroni, presidente di Legambiente – è una grande questione nazionale. Nelle città si gioca una partita importante, è qui che passa la sfida dell’innovazione e della sostenibilità, della coesione sociale e dell’integrazione, della rigenerazione urbana e una parte della lotta ai cambiamenti climatici. Per questo è fondamentale che a livello nazionale venga definito un piano per le città metropolitane che garantisca investimenti economici e politiche coerenti per sostenere i comuni virtuosi”.

Nel rapporto ancora una volta spiccano località che quanto a best practice non sfigurerebbero in nord Europa, mentre quasi tutte le grandi città continuano a soffrire l’incapacità di immaginarsi più vivibili – fatta eccezione per Milano che sta risalendo la classifica anche se non riesce a liberarsi dalla morsa dello smog. “E’ l’unica città italiana – sostiene Muroni – insieme ad altre 11 metropoli ad aver preso impegni concreti per città più verdi e più sane, con zone a zero emissioni e libere dalle energie fossili entro il 2030”.

I primi posti in classifica anche quest’anno sono una conferma. Vince Mantova, seguita a ruota da Trento, Bolzano, Parma, Pordenone e Belluno (in coda annaspano Enna, Brindisi, Viterbo, Napoli e Roma). Tutte le sei città prime della classe hanno superato gli obiettivi di raccolta differenziata fissati da decreto Ronchi del 1997 (oltre il 65%): Mantova e Trento sfiorano l’80% e figurano ai primi posti anche per quanto riguarda la depurazione delle acque reflue e il contenimento delle perdite dell’acqua dalla rete idrica. Anche gli alberi (si) contano: a Mantova ce ne sono 32 ogni 100 abitanti, a Pordenone 29. A Bolzano è record di piste ciclabili, mentre in tutto l’Alto Adige in dieci anni le polveri sottili sono diminuite mediamente del 40%. Capitolo energia pulita: la diffusione del solare termico e del fotovoltaico su strutture pubbliche funziona bene a Padova, Macerata, Pesaro e Verona.

Il rovescio di questo mondo è in coda alla classifica e per certi versi è lo specchio del Paese: Roma, dove di anno in anno continuano a peggiorare le performance ambientali (88esimo posto, era al 55esimo dieci anni fa). Una su tutte: il trasporto urbano. I romani mediamente (dato 2016) effettuano 328 viaggi all’anno sui mezzi pubblici (486 i milanesi, 664 i veneziani). In calo è anche l’offerta di trasporto pubblico, cioè i chilometri percorsi dalle vetture per ogni abitante residente: 57 contro i 93 di Milano. Logico che la capitale vanti anche il record di auto per abitante: 61 ogni 100 (le isole pedonali sono quasi inesistenti, 41 cm a testa). “E’ passato un 2016 dove non è accaduto veramente nulla di positivo – è il parere di Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – non si pedonalizza niente, è ferma a metà la ciclo pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali e il Colosseo continua ad essere un enorme pregiatissimo spartitraffico recluso dalle auto”. Il capitolo rifiuti registra piccoli miglioramenti: la raccolta differenziata nel 2016 a Roma sale al 43%, due punti in più rispetto all’anno prima. La raccolta porta a porta è ferma al 32,8% degli abitanti – Milano 100%, Napoli 42,8%, Torino 47,3%. Complessivamente, per la gestione dei rifiuti, l’Italia ha già pagato 210 milioni di sanzioni all’Europa.

Sul fronte aria irrespirabile il disastro è spalmato su tutto il territorio nazionale. Nel 2016 le polveri sottili (Pm10) in 36 capoluoghi di provincia hanno superato i 35 giorni di sforamento dei limiti consentiti per legge – erano 49 l’anno precedente. Il dato però non deve ingannare, perché ci sono città dove i giorni di superamento superano del doppio il limite consentito per legge (Milano, Torino e Frosinone). Erano e rimangono 26 invece le città con percentuali oltre la norma di biossido di azoto, con quattro comuni che in almeno una centralina superano la soglia di oltre il 50%: Torino, Roma, Firenze e Milano. Quanto all’ozono, impazza in 39 città (erano 59 nel 2015) con situazioni particolarmente gravi a Genova ed Alessandria, dove si verificano dati superiori al triplo della soglia.