La Cina ha deciso di dare seguito al proprio impegno per il rispetto delle sanzioni contro la Corea nel Nord: da gennaio 2018 saranno chiuse quelle attività nord coreane in Cina collegate alle attività tessili, colpite proprio dalle sanzioni, le ultime, decise all’unanimità dal consiglio di sicurezza dell’Onu alcune settimane fa.

SI TRATTA DI UN PASSO rilevante, benché per ora sia un annuncio, e che toglie ogni dubbio sulla eventuale pesantezza delle sanzioni. La domanda che ci si poneva era, infatti, «come» applicare sanzioni all’industria tessile nord coreana considerando il suo legame stretto con la Cina, che già in precedenza non aveva propriamente dato prova di essere ligia a quanto deciso in sede di Nazioni unite. Il tessile per Pyongyang è un’importante entrata economica: al confine tra Cina e Corea del Nord è un continuo andare e tornare di camion carichi di tessuti, lavorati poi vicino a Pyongyang e di ritorno in Cina, dove altri nord coreani, più spesso donne, rifiniscono il lavoro imprimendo a magliette, pantaloni e altro il marchio «made in China». In teoria, ora, tutto questo non potrà più accadere.

PECHINO PARE TIRARE DRITTO, dimostrando ancora una volta alla comunità internazionale il proprio impegno, pur ribadendo i proprio punti fermi: al momento sono gli Usa a dover dimostrare qualcosa in questa crisi internazionale.

Ad esempio, si pensa a Pechino, rinunciando al sistema antimissilistico posizionato vicino a Seul. A quel punto secondo la Cina si potrebbe davvero portare Kim Jong-un al dialogo: ovvero, solo allora la Cina si impegnerebbe in questa attività diplomatica che – fino a oggi – forse non è stata spinta al massimo. Non a caso ieri il portavoce del ministero della Difesa Wu Qian ha specificato che «la Cina ha fatto sforzi enormi per risolvere la questione del nucleare nordcoreano, ma il nodo del problema è il conflitto esistente tra la Corea del Nord e gli Usa», aggiungendo di sperare che si possa «adottare un approccio responsabile e iniziative utili ad allentare le tensioni facendo qualcosa di concreto».

WU, NELLA CONFERENZA stampa ha ribadito che «la soluzione militare non è un’opzione». Nel frattempo proseguono i preparativi per l’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping previsto per novembre. Nei giorni scorsi alcune situazioni hanno scatenato rumors di ogni tipo.

STEVE BANNON, ex «stratega» di Trump è stato a Pechino dove ha incontrato Wang Qishan, potenziale numero due del Pcc alla fine del congresso. Mistero sull’oggetto dell’incontro, anche se si è ipotizzato che possano aver parlato proprio del futuro incontro tra i due numeri uno, benché qualche giorno dopo una missione ufficiale americana abbia incontrato l’attuale premier cinese Li Keqiang. Ieri inoltre segretario di Stato americano Rex Tillerson ha dichiarato che la Corea del Nord sarà tra i temi chiave della riunione con il vice premier cinese Liu Yandong a Washington.

«CONTINUEREMO le nostre discussioni su una serie di altre questioni importanti, ma certamente anche la Corea del Nord sarà sul tavolo». proprio nel giorno del messaggio audio del Califfo in cui nominerebbe anche proprio la Corea del Nord. Altro argomento dell’incontro Usa Cina, la visita del presidente Donald Trump in Cina quest’autunno e dell’agenda di questo viaggio. Tillerson a Pechino incontrerà anche il consigliere di Stato Yang Jiechi e il ministro degli Esteri Wang Yi.
Durante la visita, secondo il Dipartimento di stato Usa, Tillerson discuterà della denuclearizzazione della penisola coreana, degli scambi e degli investimenti.