«Un grande esempio e messaggio di speranza per il mondo». Così Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale, ha sottolineato nel discorso inaugurale la portata simbolica di quanto andato in scena durante la cerimonia di apertura dei 23esimi Giochi olimpici invernali di Pyeongchang, Corea del Sud.

Una sola bandiera della Corea unita in testa alle delegazioni sportive del Sud e del Nord, che hanno sfilato insieme nella gelida serata di ieri sotto gli occhi dei leader della comunità internazionale: a portare il vessillo la giocatrice nordcoreana di hockey Chung Gum Yunjong, e il campione di bob sudcoreano Hwang Won.

Con oltre 200 atleti sudcoreani e 22 nordcoreani – di cui 12 della squadra di hockey femminile, per la prima volta alle olimpiadi con una sola squadra della penisola coreana – la sfilata sportiva all’insegna delle buone intenzioni doveva essere l’evento di primo piano di un’edizione caduta al culmine di tensioni record sull’asse Washington-Pyongyang.

Lo è stato per l’opinione pubblica, ma c’è da scommettere che gli occhi degli analisti e dei diplomatici impegnati da mesi in una ricucitura in extremis dei rapporti – almeno di facciata – tra Corea del Nord e il resto del mondo, sono stati fissi su Kim Yo-jong: seduta nel settore vip, la sorella trentenne del Brillante leader Kim Jong-un è il primo membro della dinastia Kim a visitare il sud dalla «tregua» nel conflitto tra Seul e Pyongyang, entrata in vigore 68 anni fa.

Una fila sotto, quattro posti di lato, il vicepresidente statunitense Mike Pence si accomodava al fianco del premier giapponese Shinzo Abe, per essere catturato da telecamere e fotografi a pochi metri da Kim Yo-jong.

Oggi iniziano le competizioni sportive, in programma fino al 25 febbraio e dall’8 al 18 marzo per le Paralimpiadi, ma nella serata di ieri a cogliere l’interesse degli osservatori sono state le movenze del presidente sudcoreano Moon Jae-in e della giovane Kim, immortalati prima in una stretta di mano storica, dall’alto valore simbolico, e in seguito incrociando lo sguardo proprio mentre le Coree unite sfilavano dietro la bandiera con la penisola coreana blu su campo bianco.

Considerando l’escalation degli ultimi mesi nella penisola, tra dispute sul volume dei pulsanti nucleari di Kim e del presidente Usa Trump, test missilistici, sanzioni economiche e minacciosi movimenti dell’arsenale marino a stelle e strisce, la sospensione delle ostilità tra Pyongyang e Seul in concomitanza dei Giochi è senza dubbio un grande successo della «dottrina Moon».

Il presidente sudcoreano, che con questi «Giochi della Pace» si gioca molto in termini d’immagine, nella giornata di oggi incontrerà l’intera delegazione diplomatica della Corea del Nord, nella speranza di portare avanti un’operazione di disgelo bilaterale, precondizione imprescindibile alla riapertura del dialogo per il disarmo nucleare nordcoreano.

Sforzi, che trovando apparente terreno fertile a Nord del 38esimo parallelo, hanno finito per mettere in forte imbarazzo la Casa bianca, decisamente meno propensa a diminuire la pressione sul regime nordcoreano e anche solo a dare l’impressione di un approccio più accondiscendente.

Un imbarazzo che giovedì è stato ingigantito dalla decisione dell’Onu, su richiesta di Seul, di sospendere temporaneamente le sanzioni e permettere così ai membri della delegazione nordcoreana nella lista nera di partecipare.

Nonostante fonti statunitensi avessero dato come «possibile» un incontro tra la delegazione di Washington e quella di Pyongyang, il vicepresidente Pence ha sistematicamente evitato ogni contatto con Kim Yo-jong, fino a snobbare platealmente la cena di gala organizzata dal presidente Moon per i vip presenti alla cerimonia. Pence, riporta Cnn, ha preferito cenare con gli atleti statunitensi, rafforzando la posizione disincantata che gli Stati uniti hanno meticolosamente tenuto negli ultimi giorni.

«Non ci faremo abbindolare dall’esperienza olimpica», aveva dichiarato la scorsa settimana il segretario di Stato Rex Tillerson, spiegando che per gli Stati uniti «non cambia nulla. Credo che sia un messaggio importante da capire per i nordcoreani. Finché non farete qualcosa di significativo, mandare qualche atleta e un’orchestra a Seul per farci vedere che sì, sapete competere negli sport e vi piace la musica, non cambierà nulla per noi».

E mentre Pyongyang si prende la scena internazionale alimentando la speranza di un minimo riavvicinamento con Seul, anche il bollente account Twitter di Donald Trump, almeno per ora, sui Giochi olimpici invernali sembra continuare a tacere.