Kim Jong-un a spasso per Singapore con tanto di selfie. Trump che dice che il suo feel gli permetterà di capire in un minuto che persona è Kim. Il summit storico di oggi a Singapore sembra davvero capace di regalare ogni sorta di sorpresa.

In precedenza, la sonnolenta domenica singaporeana si era ravvivata in serata, con l’arrivo dei due protagonisti. Trump e Kim hanno alloggiato in due hotel distanti l’uno dall’altro poche centinaia di metri, a ridosso di Orchard quartiere dei grandi marchi, ma limitrofo alla zona della vita notturna di Singapore.

 

 

IL LORO ARRIVO ha dato vita a una sorta di «sottogenere» giornalistico avente il proprio focus sulle immagini di «macchine nere che passano». Autovetture spesso oscurate, talvolta illuminate – per un attimo – da qualche flash audace. Una processione senza alcun interesse, ma che permette di scorgere una delle «cifre» di questo vertice, ovvero la sua incredibile potenza mediatica.

Poi, una volta nelle suite dei loro alberghi (10mila dollari il costo per l’americano, 6mila per il nordcoreano, ma si dice che alle spese abbia pensato Lee Hsien Loong, primo ministro di Singapore), Trump e Kim sono stati protetti dall’esterno con potenti misure di sicurezza che per un attimo hanno mandato in tilt quelle poche auto in giro nel centro di Singapore. Addirittura al St.Regis, l’hotel dove ha dormito Kim, è stato costruito una specie di sottopassaggio per controllare meglio l’arrivo di auto e ospiti dell’albergo. In tutto questo marasma di metal detector, check point e poliziotti in tenuta antisommossa, non pochi sono comunque riusciti ad arrivare davanti all’albergo.

IERI – INVECE – SI È COMINCIATO a ragionare su temi più politici, ricordando che il summit non è solo una gigantesca bolla mediatica ma anche un’occasione per pacificare un’area che dalla fine della guerra nel 1953, non ha ancora avuto un trattato di pace. Vero che Usa e Corea del Nord parleranno di denuclearizzazione e concessioni varie e «processi», ma la vera posta in palio che potrebbe far saltare il banco e lanciare – sembra incredibile perfino scriverlo – Kim e Trump verso un potenziale premio Nobel per la pace, sarebbe solo e soltanto un trattato di pace, firmato per altro da Usa e Cina, le garanti delle due parti in guerra negli anni 50.

DIRE DENUCLEARIZZAZIONE, infatti, significa evocare un equivoco: se la Corea del Nord si denuclearizza, perché mai dovranno ancora esserci basi americane in Corea del Sud?

Ieri dunque le due delegazioni hanno cominciato a lavorare sui contenuti che oggi i due leader dovrebbero affrontare. A quanto pare avrebbe vinto Trump sulle procedure: dopo la stretta di mano via a un faccia a faccia con interpreti; poi si uniranno le delegazioni per entrare nel dettaglio, ci si augura.

L’INVIATO DEL MANIFESTO A SINGAPORE. DAY TWO. EXCITEMENT.

Pur essendoci molta attesa, nel giorno della vigilia non sono state fornite grandi specifiche sull’incontro, ma generici propositi e belle parole. Da parte nordcoreana è arrivato un comunicato nel quale si dichiara che Trump e Kim, con il loro summit, daranno vita a una «nuova era» nelle relazioni tra i due paesi.

CURIOSO che proprio «nuova era» sia anche lo slogan utilizzato dal presidente cinese Xi Jinping per definire il proprio nuovo corso a Pechino. Così come lo stesso Xi Jinping, appena diventato segretario del Pcc e poi presidente della Repubblica popolare, aveva definito «una nuova relazione tra grandi potenze» il rapporto tra Cina e Usa.

Stando all’agenzia nord-coreana Kcna, il presidente americano Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un parleranno di «pace durevole» e «denuclearizzazione». «Al summit – si legge – verranno scambiate opinioni di ampio spettro sulle questioni dell’istituzione di nuovi rapporti fra la Corea del Nord e gli Stati uniti, la costruzione di un meccanismo di pace permanente e durevole, la realizzazione della denuclearizzazione della penisola nordcoreana e altre questioni di mutuo interesse, come viene richiesto da una nuova era». Il summit, conclude la nota dell’agenzia si svolgerà «con grande attenzione e aspettative da tutto il mondo».

 

Sguardi “oltre”, ieri, nella zona demilitarizzata che divide in due la città di Paju, al confine tra le due Coree (Afp)

 

IL SEGRETARIO DI STATO Mike Pompeo, come il suo boss, si è espresso su Twitter, dicendosi «orgoglioso del lavoro del team del dipartimento di Stato», citando «sostanziali e dettagliati meeting». Nella serata di Singapore, poi, sono arrivati gli auspici: sempre Pompeo ha lasciato intendere che potrà esserci anche cooperazione economica, ribadendo però che in caso di mancata «denuclearizzazione totale» le sanzioni continueranno a esserci e anzi, aumenteranno.

Da Cina e Corea del Sud, osservatori non certo parziali di quanto accadrà a Sentosa, sono arrivate parole di fiducia. A giocarsi tanto in questa Singapore attenta ma non certo in fibrillazione, non sono solo Kim e Trump.