Ieri all’universita La Sapienza di Roma, l’aula di geografia era stracolma di giovani studenti, giornalisti, attivisti e rappresenti di diverse associazioni riuniti in assemblea per chiedere la liberazione del ricercatore italo palestinese Khaled el Qaisi. Erano presenti la moglie di Khaled, Francesca Antinucci, l’avvocato della famiglia Flavio Albertini Rossi e, in collegamento dalla Palestina, la madre di Lucia Marchetti. Lo studente, arrestato dalle forze israeliane al valico di Allenby al confine giordano, si trova recluso dal 31 agosto senza nessuna accusa formalmente presentata e ieri la sua detenzione è stata prolungata per altri sette giorni.

La moglie di el Qaisi, dopo aver ringraziato la Sapienza e tutti i partecipanti all’assemblea dicendo di avere «solo una lontana percezione di quello che sarebbe stato oggi in quanto a partecipazione», ha ricostruito in maniera precisa e puntuale le ore in cui il marito è stato arrestato. Questa assemblea, dice Antinucci , «sarà un momento importante per la costruzione di un comitato a guida famigliare, che darà il lancio alle prossime iniziative per la liberazione di Khaled». Subito dopo è intervenuta la madre dello studente italo palestinese che ha ringraziato tutti i presenti e ha concluso con l’auspicio di vedere il figlio presto libero.

Ultimo a parlare è stato l’avvocato della famiglia. Ha subito dichiarato: «Sappiamo che la vicenda si innesta in una questione geopolitica difficile, sappiamo d’altra parte che se la vicenda di Khaled dovesse connotarsi di una dimensione politica così elevata il suo ritorno sarebbe ostacolato, più che agevolato», «le attività del comitato saranno indirizzate sul livello del rispetto dei diritti umani».

Khaled el Qaisi rimane recluso «in regime di isolamento e sottoposto a diversi interrogatori ogni giorno» spiega Albertini Rossi. «Ha dovuto attendere 15 giorni – continua – prima di poter vedere un avvocato. Questa sarebbe una violazione dei diritti umani, ma in Israele è permesso». Ad oggi «nessuno sa quali sono le accuse mosse a Khaled e nemmeno l’avvocato ha la possibilità di vedere un qualsivoglia fascicolo d’indagine» precisa il legale della famiglia, che a margine dell’assemblea ha dichiarato al manifesto che «la famiglia non è ancora stata contattata dal ministero degli Esteri, l’unico contatto istituzionale è quello con il console che ha fatto visita a Khaled».