Ieri mattina era tutto calmo di fronte al villaggio di Pha Luu, a Sud di Myawaddy, lungo il fiume Moei che in questa zona segna il confine tra Myanmar e Thailandia. Ma secondo la resistenza, lunedì, al calar delle tenebre, il Karen National Liberation Army (Knla) e i suoi alleati, tra cui la Colonna Cobra, hanno attaccato la base Falu Kamp della giunta. Sempre a loro dire, i militari di Tatmadaw (l’esercito birmano) sarebbero fuggiti nel giro di 10 minuti, abbandonando armi e munizioni. Appena una settimana fa a cadere era stata Thingannyinaung, altro abitato (stavolta a Ovest) nei pressi dell’importante città birmana di frontiera Myawaddy, lungo l’autostrada a 6 corsie che corre verso la Thailandia.

LA RISPOSTA DELLA GIUNTA militare salita al potere nel 2021 con un colpo di Stato non si è fatta attendere. «I rinforzi via terra non possono arrivare, ma la loro aviazione ha bombardato il villaggio», dichiara un portavoce del Knla. Cosa già avvenuta dopo la presa della vicina Thingannyinaung, quando le esplosioni si udivano (anche di giorno) persino nella confinante città tailandese di Mae Sot dalla quale scriviamo. Ancora secondo la resistenza, quei raid aerei dei golpisti avrebbero distrutto oltre 80 abitazioni, costringendo alla fuga, attraversando il fiume Moei, oltre 1.000 abitanti del villaggio. A quanto è dato sapere attacchi della resistenza e bombardamenti della giunta starebbero ora interessando Lat Khat Taung, avvicinandosi quindi sempre di più alla città di Myawaddy.

CON L’OFFENSIVA a metà novembre contro le posizioni di Tatmadaw nello Stato occidentale del Rakine, l’Arakan Army (Aa) sta intanto mettendo a segno altre conquiste. Secondo fonti della resistenza, avrebbe in mano nove città nel Rakhine e nel Sud dello Stato Chin. Nel Rakhine si tratta delle municipalità di Kyauktaw, Mrauk-U, Minbya, Pauktaw e Ponnagyun, mentre intensi combattimenti si sono concentrati attorno alla capitale Sittwe ma, soprattutto, intorno a Kyaukpyu, porto terminale del progetto di ferrovia-pipeline che dovrebbe collegare la città cinese Kunming al Mar delle Andamane.

L’accerchiamento di Sittwe e di Miawaddy vuol dire in sostanza bloccare in gran parte le rotte principali degli scambi interasiatici di merci, soprattutto cinesi. Se il progetto di Sittwe è ancora in alto mare, il commercio che si svolge sull’asse Thailandia-Myanmar segnala già uno stato di crisi.

Secondo fonti governative ha subito un calo di oltre 857 milioni di dollari. Il Myanmar ha scambi transfrontalieri con la Thailandia attraverso Tachilek, Myawady, Kawthoung, Myeik, Htee Khee e Mawtaung. Htee Khee vanta quello più esteso, per un valore di 2,5 miliardi di dollari (ultimi 11 mesi). Ma Miawaddy non è da meno con un valore di oltre un miliardo rispetto ad altre frontiere che raggiungono al massimo 150 milioni.

LA GUERRA BIRMANA continua intanto a mietere vittime. Secondo Action on Armed Violence (Aoav), il conflitto in Myanmar registra un aumento nel 2023 del 114% dell’uso di armi esplosive da parte di Tatmadaw, mentre l’Armed Conflict Location and Event Data (Acled) stimerebbe un bilancio complessivo di almeno 47mila morti. Cifra possibile «ma non certificata», ci spiegano nella sede dell’Assistance Association for Political Prisoners, dove tengono il tragico conteggio dei civili uccisi con nome, data, luogo e causa di morte: a oggi 4.687. L’Aapp non include però i combattenti e i dati di cui non ha prove. Segue anche i casi dei detenuti politici: oltre ventimila. E le amnistie del governo? «Fumo negli occhi. Chi esce di galera – rispondono – fa parte della criminalità comune, non certo dei reclusi per motivi politici».