Abortire a Messina resta un diritto ma non è facile esercitarlo. La città conta 3 strutture ospedaliere e circa 53 specialisti ma solo il Policlinico universitario Martino effettua l’Interruzione volontaria di gravidanza. Il nodo locale di Non una di meno denuncia: «L’ospedale ha stipulato una convenzione con un centro di aiuto alla vita che utilizzare alcuni spazi come uffici. Una persona di questa associazione chiama chi deve fare l’Ivg, avendo quindi il numero di prenotazione, per fare un colloquio, da lui definito “psicologico” e “obbligatorio”». Conoscere i dati di chi si è rivolto al policlinico dà alla telefonata un tono «ufficiale» inducendo le donne a sottoporsi alla seduta. Le attiviste, invece, sottolineano: «Abbiamo presentato formale reclamo alla direzione dell’ospedale chiedendo spiegazioni in merito. Per adesso senza risposta. Vogliamo chiarire alcuni punti: il colloquio non è psicologico perché la persona che lo tiene non è iscritto al relativo albo. Si tratta invece di un componente del Centro aiuto alla vita di Messina con la qualifica di architetto».

COS’È SUCCESSO lo racconta Nudm: «Il 13 giugno abbiamo accompagnato una signora straniera che aveva bisogno di qualcuno che le facesse da interprete. Allora abbiamo appurato che tutte le pazienti presenti erano state chiamate tramite numero di prenotazione da questa persona. Anche la signora da noi accompagnata, nonostante avesse già fatto la visita medica e il consulto informativo-psicologico presso un consultorio. Il suddetto “dottore” ha cercato in tutti i modi di dissuadere la signora dall’interruzione di gravidanza banalizzando e minimizzando quanto raccontato dalla dona e pronunciando frasi come “sento i tuoi bambini, so che vogliono abbracciare la loro mamma” e “non uccidere i tuoi bambini”. Abbiamo poi accertato che il dottore in realtà è un ingegnere e architetto. Il 29 giugno e 18 luglio scorsi abbiamo accompagnato altre donne, tutte le volte questa persona ha insistito che il colloquio con lui fosse obbligatorio per legge. Grazie alle informazioni personali che ha sulle prenotate, sembra che ti chiami per la visita. Una ragazza, finito con lui, stava andando via convinta di aver finito, l’abbiamo fermata noi. Se non l’avessimo fatto avrebbe perso la visita».

IN REALTÀ non lo è: «La legge 194 – precisa Nudm – prevede all’articolo 5 un incontro pre Ivg in cui si espongono, nel rispetto della dignità della gestante, possibili soluzioni a problemi specifici eventualmente presentati dalla persona. Il colloquio è, pertanto, informativo, improntato all’ascolto e al rispetto ed è inoltre anteriore alla “settimana di riflessione”. In nessun caso, quindi, può trattarsi di un colloquio in cui la persone viene colpevolizzata della propria scelta, paragonando detta scelta a un omicidio. È un diritto della donna rifiutarsi di parlare con questa persona». Sul sito dell’associazione pro vita messinese si legge: «A seguito di uno studio sulle cause che inducono una coppia ad abortire il proprio figlio sono emerse le seguenti motivazioni: concepimento banalizzato (rapporto sessuale occasionale non significativo); difficoltà economiche (mancanza di mezzi di sussistenza materiale); induzioni sociali all’aborto; paura di malformazioni; paura del parto; aborto nichilista o mancanza totale di valori».

PER POI CONCLUDERE: «Sostanzialmente si è capito che la cultura della violenza e dell’aggressività, che porta a sopprimere il proprio figlio, è conseguenza di un modo di essere, di percepirsi e di proiettarsi nella società, la quale dà significato al potere e alle cose, disumanizzando le persone». La replica di Nudm: «Non ci fermeremo finché l’aborto non sarà veramente sicuro e quindi un servizio garantito senza violenza psicologica e stigma su chi lo richiede. Anche questa è violenza di genere». In base ai dati della Cgil, in Sicilia i medici non obiettori sono pochi, il carico di lavoro per ginecologo per singola struttura raggiunge il valore di 16,1, la media nazionale è 9. Il 16,7% degli interventi viene eseguito fuori provincia. Il report di Medici del Mondo di settembre forniva il quadro generale. Su 57 reparti di ostetricia e ginecologia solo 31 effettuano l’Ivg e la pillola abortiva Ru486 è disponibile solo in ospedale. I ginecologi obiettori sono l’81,6%, con picchi del 100% in ben 26 strutture.

A CATANIA l’Ivg farmacologica non è disponibile in nessun ospedale, mentre a Messina solo il Policlinico somministra la Ru486 e lo fa solo dalla scorsa estate. Prima di allora, le pazienti dovevano recarsi a Palermo, a oltre 200 chilometri di distanza: all’Ospedale Cervello le IVG farmacologiche sono l’80% del totale e al Policlinico il protocollo avviato negli ultimi mesi del 2021 ha portato a una riduzione degli interventi chirurgici del 50/60%, con il 20% circa delle pazienti che arriva da Caltanissetta, Agrigento, Trapani e anche dalla Sicilia Orientale.