Con la scomparsa di Italo Lupi (Cagliari, 1934) si chiude una stagione della grafica italiana che rimarrà indimenticabile per come seppe imporsi a livello internazionale fin dagli anni del «miracolo economico», per la qualità della sperimentazione e della ricerca, ma soprattutto per il carattere interdisciplinare della sua produzione che interessò i molteplici campi della cultura tra editoria, architettura, design e arti visive.

Lupi, di quasi una generazione più giovane di Grignani, di Boggeri, e di due generazioni dopo Munari e Nizzoli, nel decennio 1970-1980, dopo una laurea al Politecnico di Milano e una breve esperienza di insegnamento come assistente di Pier Giacomo Castiglioni, si dedica al lavoro di consulente-immagine presso l’Ufficio Sviluppo della Rinascente e a progetti coordinati di graphic design, «parola equivoca» come sostenne Gillo Dorfles perché può rappresentare il «sommo bene», giacché attraverso di essa si è «a contatto con la visualità estetica» e se ne può ricavare «un’educazione visiva», ma anche il «sommo male» quando di «pessimo gusto, basata su modelli triviali, antiquati e sfacciatamente consumistici e privi di humor».

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A tal riguardo Lupi dichiarò in un’intervista di essere un «realista che si batte contro coloro che hanno voglia di stupire». Con questa certezza, alla quale restò sempre fedele, negli anni Settanta, in qualità di art director, disegna riviste pioneristiche come Shop (’71-’72), Zodiac la rivista di architettura fondata da Adriano Olivetti (‘70-‘73), Abitare, il mensile di architettura e design, dove la sua lunga attività va dal 1974 fino al 1986 per poi continuare dal 1992 al 2007 dopo una parentesi di cinque anni a Domus sotto la direzione di Mario Bellini.

SI CONSIDERAVA tra coloro come Gianni Sassi, Giancarlo Iliprandi o Albe Steiner interessato a fare in modo che le invenzioni grafiche fossero un argine alla dissoluzione dei tempi presenti e per questo aveva lo sguardo rivolto alla realtà sociale, in particolare a quella urbana e non fu una coincidenza la sua presenza nell’editoria di architettura.
Con la X mostra del Compasso d’Oro (1970) al Castello Sforzesco di Milano, insieme al suo socio Roberto Lucci, conferma, dopo il suo esordio alla precedente del 1960 (con Bellini) e nel 1968 con la XIV Triennale (chiusa a causa delle contestazioni), la sua abilità negli allestimenti espositivi che faranno scuola per artigianalità di esecuzione, rigore ed eleganza di stile.

Una parte significativa del lavoro grafico di Lupi riguarda la Triennale di Milano. Dal 1979 al 1988 progetta l’identità e cataloghi, dépliant, manifesti, ecc. per le mostre delle edizioni XVI (1979-82) e XVII (1988), quest’ultima insieme a Achille Castiglioni.
L’importanza dell’impegno di Lupi nell’istituzione meneghina è stata da lui stesso riconosciuta dall’osmosi che riuscì a stabilire tra i nuovi temi del design e dell’architettura che incrocia durante la progettazione dei suoi spazi di allestimento e l’attività editoriale. Dirà a tal proposito che l’ideazione di una mostra era tra le sue attività quella «più amata e preferita».

DI ESPOSIZIONI ne ha progettate molte e ogni volta il risultato non è mai stato ripetitivo e scontato: dalle Olimpiadi Invernali di Torino (2006), alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (2011) fino al Flags Boulevard di Expo a Milano (2015). Un peccato che la Triennale non si sia più avvalsa della sua presenza preferendo un cambio radicale nella grafica che egli comprendeva, ma che mai condivise. Le sue perplessità erano di carattere più generali e riguardavano la deriva portata da un uso del computer «prepotente e incontrollato, che produce inutili deformazioni di bellissimi caratteri tipografici».
Confidava nei giovani dotati di una nuova maturità e conoscenza della storia della tipografia, che si manifestava in «zone provinciali e terreni lontani da quella capitale del progetto che una volta era solo Milano».

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Nel 2014 dà alle stampe la sua Autobiografia grafica (Corraini Edizioni), tra i migliori libri di graphic design di sempre che questo giornale recensì con una lunga intervista di Roberto Andreotti (Alias, 2/3/2014). Lupi ricevette durante la sua lunga carriera molti premi e onorificenze: due Compassi d’Oro (1998, 2006), il Lifetime Achievement Award (2014), il German Design Award (2011), la Medaglia dell’International Design Award di Los Angeles (2012), Primo Premio Penn/Club Fedrigoni. Nel 2015 il Politecnico di Milano gli conferisce la Laurea Honoris Causa in Design della Comunicazione.