Trans/Vitae. Le politiche dell’ambiguità (Mimesis, pp. 60, euro 5) è un breve saggio a cura di Lorena Preta che raccoglie gli interventi tenuti al convegno Dislocated Subject organizzato dall’associazione Geografie della psicoanalisi e dal Freud Museum. Il primo dei contributi è di Gohar Homayounpour e propone una riflessione sull’evoluzione degli approcci psicoanalitici al transgenderismo, a partire dall’analisi di alcune testimonianze di transessuali iraniani, ricavate da gruppi di ascolto, interviste dirette e documentari.

COLPISCE, fin dalla lettura delle prime righe, la notizia che in Iran, malamente considerato un paese arretrato nella sfera dei diritti civili delle donne e degli omosessuali, la Sharia, cioè la legge islamica, riconosce il diritto al cambiamento di sesso. La psicoanalista iraniana apre infatti il suo intervento illustrando il caso di Maryam Molkara, nato uomo, che scrisse dall’esilio a Khomeini e nel 1987 ottenne proprio dall’Ayatollah il permesso di osservare i riti religiosi destinati alle donne.

A PARTIRE dalla contestualizzazione geografica e politica del fenomeno in Iran, Homayounpour espone in sintesi quello che era l’approccio tradizionale della psicoanalisi freudiana al transgenderismo, considerato come la conseguenza di difficoltà relative alla gestione delle pulsioni «delle fantasie bisessuali e caratterizzata da relazioni oggettuali instabili nei primi anni di vita», per poi giungere a illustrare la de-patologizzazione che risulta, per esempio, dalle riflessioni sul tema di Patricia Gherovici. Autrice di numerosi saggi sull’argomento, a partire dal famoso assioma di Lacan secondo cui l’inconscio non ha sesso, sostiene la compresenza, in ognuno di noi, dell’essere uomo e dell’essere donna, soprattutto difende il diritto a rifiutare la spinta vigente alla trasparenza, la necessità, pare ineludibile, di ricondurre l’identità a un genere sessuale, attraverso pratiche sociali che testimonino il nostro essere donna o uomo, come se i due poli della differenza sessuale non costituissero l’identità, invece, di ognuno di noi.

LA DELOCALIZZAZIONE del soggetto viene letta da tutt’altra prospettiva nel secondo intervento firmato da Jeanne Wolff Bernstein che affronta il tema in termini di frammentazione della percezione del corpo. Con uno sguardo, anch’esso dislocato rispetto a quello che comunemente caratterizza la nostra concezione del trapianto d’organi, Bernstein descrive la complessità psicologica che devono affrontare sia i soggetti riceventi che i donatori, a seguito di un trapianto di reni, vale a dire l’unico possibile senza che il donatore sia deceduto.

L’AUTRICE sottolinea, infatti, come non sia affatto scontato ricevere da un familiare un organo e quindi la possibilità di sopravvivere, specie in termini di difficoltà a gestire un dono così grande, tale quello della vita, nonché a contenere in sé un elemento di alterità, come una parte del corpo di un altro. Ovviamente, l’obiettivo di Bernstein non è quello di stigmatizzare una pratica medica che permette la sopravvivenza di milioni di persone, bensì di introdurre l’elemento politico della mercificazione del corpo. Il contributo procede infatti con il riferimento a casi di traffico di organi «dislocati» in varie parti del mondo nonché in teatri di guerra, come quella Balcanica, il conflitto israelo-palestinese e il più recente generato da Boko Haram. In tutti questi contesti il corpo dell’altro, della vittima o del più debole, perché economicamente perdente, viene trattato come un agglomerato di pezzi da estrarre e vendere per soddisfare i bisogni di chi vince o in ogni caso detiene il potere.

IN ENTRAMBI I CONTRIBUTI ciò che emerge è il tentativo da parte della psicoanalisi di mantenere vivo un approccio di riflessione sull’umano che non aderisca sommessamente ai progressi della scienza: nel caso del transgenderismo, problematizzando una concezione dell’identità di genere come necessariamente univoca; nel caso del trapianto di organi l’obiettivo è di non dimenticare il sé, in nome di una tecnologizzazione, anche salvifica, come pericolosissima, fatta per e sul nostro corpo