A distanza di mesi emergono numeri ufficiali più aderenti al bilancio reale delle proteste dello scorso novembre in Iran causate dagli aumenti del prezzo del petrolio. Il parlamentare Mojtaba Zolnour, che guida la Commissione per la sicurezza nazionale e gli affari esteri, confermando le cifre fornite domenica per la prima volta da Teheran, ha riferito che almeno 230 persone rimasero uccise negli scontri, tra cui 6 agenti. Altre 7 mila persone furono ferite. Si tratta di un bilancio più basso rispetto a quello diffuso da Amnesty International che parla di più di 300 morti. Secondo Zalnour «circa il 26% dei morti sono rimasti uccisi per ragioni sconosciute, il 31% sono stati uccisi dopo aver attaccato luoghi pubblichi, il 22% aveva precedenti penali, il 7% è stato ucciso in scontri armati e il 16% dopo attacchi a polizia e strutture di sicurezza con armi tra cui coltelli». Fonti indipendenti a novembre denunciarono una «dura repressione» di civili da parte dei miliziani Basij incaricati di mantenere l’ordine.