Emergenza dopo emergenza, il governo si trova davanti a una nuova partita di giro sul campo minato delle nomine. A Ischia, in attesa della proclamazione dello stato d’emergenza, il capo della protezione civile Angelo Borrelli è stato nominato coordinatore dei soccorsi. Nel centro Italia si aspetta il 9 settembre, data in cui il commissario alla ricostruzione Vasco Errani leverà le tende, malgrado il supporto arrivato in questi giorni anche dagli ambienti più insospettabili, su tutti il sindaco di Ascoli Guido Castelli (Forza Italia) che ha lodato il suo lavoro: «È un comunista, ma sempre onesto e disponibile».

Il premier Paolo Gentiloni è davanti a un bivio: nominare un nuovo commissario o spartirne i poteri tra le quattro regioni coinvolte nella gestione del post sisma. Entrambi i percorsi non sono privi di ostacoli: la prima ipotesi sarebbe cosa gradita soprattutto per i sindaci del cratere, ma imporrebbe una scelta non semplice all’esecutivo, con la legislatura in scadenza ed equilibri politici molto precari. I nomi fatti negli ultimi giorni (Maria Elena Boschi e Claudio De Vincenti) hanno tutta l’aria di essere stati gettati in pasto al dibattito per bruciarli. La seconda ipotesi è quella che il governo preferirebbe perché sancirebbe il passaggio, almeno formalmente, alla fase due della gestione dell’emergenza. Gentiloni, in questo senso, è stato chiaro: «Daremo più potere ai territori, ma non è una cosa che si può fare dall’oggi al domani, serve una legge». Così, a prendere piede è un’ipotesi di mezzo: dare i poteri del commissario alla protezione civile, come nel 2009 a L’Aquila dall’allora governo Berlusconi, con Guido Bertolaso al comando di tutte le operazioni.